L’AQUILA In Comune c’è già chi lo definisce il “coniglio-mannaro”. Parliamo del segretario generale del Comune dell’Aquila, Carlo Pirozzolo, che due giorni fa è stato sospeso dall’incarico con un provvedimento del giudice per le indagini preliminari, Guendalina Buccella. Per lui l'accusa è quella di aver tentato di truccare un concorso per favorire un funzionario comunale che mirava ad avere la direzione dell’ex Onpi. La decisione sulla sospensione ha creato, in Comune, uno sconcerto maggiore di quando, qualche giorno fa, era venuta fuori la notizia dell’indagine. L’avvocato Pirozzolo è segretario del Comune dell’Aquila dal 23 gennaio 2012 e dal 4 marzo 2013 è responsabile dell’autorità anticorruzione del Comune, colui cioè che dovrebbe perseguire (dal punto di vista disciplinare) quei dipendenti che “sgarrano”. Pirozzolo nel 2012 è stato fortemente voluto dal sindaco Massimo Cialente che ancora oggi è pronto a garantire che si tratta di una persona onesta e specchiata. Eppure, ora il Comune si ritrova in una situazione di forte imbarazzo. Da un punto di vista pratico non cambia molto. Il posto di Pirozzolo è stato preso dal vice, l’avvocato Domenico de Nardis che però è anche capo dell’avvocatura comunale. Una sovrapposizione di ruoli che potrebbe creare qualche problema organizzativo. Ma, al di là di questo, le indagini che la magistratura ha portato avanti negli ultimi anni hanno evidenziato che il “ventre molle del Comune” è proprio in alcune figure apicali spesso legate alla vicenda della ricostruzione. E la politica? Finora il solo a cadere nella rete della Procura dell’Aquila è stato l’ex vicesindaco Roberto Riga. Le accuse contro di lui devono ancora passare al vaglio del giudice di merito. Riga fu sostituito da Nicola Trifuoggi, ex magistrato messo in giunta proprio per fare da filtro preventivo a eventuali illegalità. Il marcio, se c’è, è dunque solo da una parte? Ci sono dirigenti cattivi e politici buoni? Questo finora è quello che appare. Ma chi è Carlo Pirozzolo? Sessantaquattro anni da compiere il 6 novembre prossimo, moglie e tre figli, originario di Benevento, residente all’Aquila da quando è stato nominato segretario comunale, viene descritto come un uomo mite, grande lavoratore capace di passare in ufficio anche 18 ore, sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire, stipendio lordo da 120.000 euro l’anno più i premi di produttività. Per un breve periodo, dopo le dimissioni di Paolo Aielli trasmigrato nella più comoda poltrona della Zecca di Stato, è stato titolare ad interim dell’Ufficio speciale per la ricostruzione, incarico che ha lasciato quando è stato nominato in quel posto, dal governo d’intesa con il Comune, Raniero Fabrizi. Il suo atteggiamento dimesso lo rende poco incline ad apparire, fedelissimo – sin quasi alla venerazione – al sindaco Cialente, cortese con tutti, deciso – quando serve – con gli altri dirigenti, mai fuori le righe anche in situazioni complesse. Questo è il Pirozzolo che tutti conoscevano. Poi c’è l’altra faccia, quella delineata dal giudice per le indagini preliminari nel provvedimento di sospensione (che non ha limiti temporali anche se la “supplenza” pare non possa durare più di 4 mesi, poi bisognerà per forza nominare un altro segretario). Nel documento si parla di “concreto pericolo di reiterazione dei reati”, “personalità proclive al delitto”, “capacità di delinquere”. Il giudice ricorda che fu Pirozzolo a caldeggiare, nell’ambito di un presunto scambio di favori, un incarico all’ex Onpi per una avvocatessa che però pare avesse come sponsor anche un paio di politici “minori” che avevano chiesto all’amministrazione di riconoscerle l’alta professionalità, titolo che le avrebbe aperto molte porte. Solo Pirozzolo voleva dunque fare un favore a quell’avvocatessa? Pirozzolo è il mite “coniglio” di cui tutti parlano o il lupo mannaro descritto dal giudice? È una mela marcia o una vittima? La risposta a queste due domande potrebbe aprire scenari inattesi. Certo è che oggi il Comune dell’Aquila sembra inondato da fumo grigio e acre e l’imbarazzo per quello che è accaduto è forte. I cittadini avrebbero bisogno di certezze e chiarezza. Avrebbero.