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Pescara, 17/07/2025
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15/10/2015
Il Centro
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Boom Voucher. In Abruzzo da gennaio ad agosto sono stati venduti 1,5 milioni di voucher. Commercio, turismo e servizi sono i settori dove si impiegano di più committenti e prestatori. Tutti possono acquistare i buoni, anche le famiglie per pagare i lavori domestici o le prestazioni di baby-sitting
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PESCARA Un milione e mezzo di voucher venduti per pagare lavoro accessorio. E’ il dato per l’Abruzzo di questa forma di lavoro precario che permette prestazioni brevi e retribuite a pacchetti di 10 euro per ora, evitando prestazioni in nero. Un indubbio successo testimoniato anche dai numeri complessivi di voucher venduti in Italia dall’entrata in vigore della misura: 2012 milioni a partire dal 2008, per un valore nominale totale di oltre due miliardi di euro (La Lombardia, con 37,5 milioni, è la regione in cui sono stati venduti più buoni lavoro). IMPORTO. L’importo nominale dei voucher, che sono numerati progressivamente e datati, è di 10 euro di ogni singolo voucher e comprende la contribuzione a favore della Gestione separata Inps (1,30 euro), quella in favore dell’Inail (0,70 euro) e una quota per la gestione del servizio (0,50 euro). Il compenso netto per il lavoratore è di 7,50 euro. La vendita dei voucher è progressivamente aumentata nel tempo, registrando un tasso medio di crescita del 70% dal 2012 al 2014 e del 75% nel primo semestre del 2015 rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. In Abruzzo la crescita è stata mediamente del 70% all’anno, con un picco dell’85,6% tra il primo semestre 2015 e lo spesso periodo del 2014. In costante aumento è anche il numero dei lavoratori retribuiti con i buoni lavoro, che nel 2014 ha superato in Italia il milione (1.016.703). L’ACQUISTO. La tipologia di attività per la quale è stato acquistato il maggior numero di voucher è il commercio (18%) seguita dai servizi (13,7%) e dal turismo (13%). Al crescente aumento della diffusione dei voucher, oltre all'estensione degli ambiti di utilizzo del lavoro accessorio, ha contribuito anche l'ampliamento delle modalità di acquisto. Inizialmente infatti i buoni lavoro erano reperibili solo presso le sedi Inps o tramite la procedura telematica. Successivamente si è allargato il numero dei luoghi dove possono essere acquistati, prima mediante le convenzioni con l'associazione dei tabaccai (FIT) e con le Banche Popolari, e infine con la possibilità di comprare i voucher presso tutti gli uffici postali. L’utilizzo dei voucher è permesso per attività lavorative che non danno luogo, con riferimento alla totalità dei committenti, a compensi superiori a 7 .000 euro (lordo 9.333 euro) nel corso di un anno civile (dal 1 gennaio al 31 dicembre), annualmente rivalutati sulla base della variazione dell'indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati. C’è però un limite di 2.000 euro l’anno per le prestazioni rese nei confronti del singolo datore di lavoro, imprenditore o professionista. La nuova disciplina introdotta dal Jobs Act, distingue due binari per le modalità di acquisto e la determinazione dell’importo dei buoni lavoro, e più precisamente. In caso di committenti imprenditori o liberi professionisti i voucher potranno essere acquistati esclusivamente tramite la procedura telematica, attraverso il sito Inps o il contact center dell’Istituto, previa registrazione del committente e del lavoratore. Per tutti gli altri soggetti (per esempio le famiglie), l’acquisto potrà avvenire presso le sedi Inps tramite la procedura telematica, attraverso il sito Inps o il contact center dell’Istituto, previa registrazione del committente e del lavoratore; presso i tabaccai, o gli sportelli bancari e postali. LE ECCEZIONI. Ci sono alcune eccezioni. È possibile ricorrere a lavoro accessorio sino a 7.000 euro anche in agricoltura solo se l'attività è svolta da pensionati o giovani studenti, oppure esclusivamente in favore dei piccoli imprenditori agricoli, a prescindere dallo status del lavoratore. Possono prestare lavoro accessorio anche i percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito nel limite massimo di 3.000 euro di corrispettivo per anno solare. I committenti imprenditori o professionisti che ricorrono a prestazioni occasionali di tipo accessorio sono tenuti, prima dell'inizio della prestazione, a comunicare alla Direzione territoriale del lavoro competente, attraverso modalità telematiche, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore, indicando inoltre il luogo della prestazione con riferimento ad un arco temporale non superiore ai 30 giorni successivi.
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