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Data: 19/10/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Bersani attacca il governo «Chi ha di più paga meno». Sulla casa: «Va bene abbassare le tasse, ma occorre vedere come e perché»

ROMA Con l'abolizione delle tasse sulla casa “chi ha di più paga meno” ma la Costituzione non è cambiata. Evocando la giustizia fiscale, scatta il nuovo altolà di Pierluigi Bersani alla manovra targata Renzi. La tregua sulle riforme è durata poco e dalle scelte di politica economica riparte la guerriglia della minoranza del Pd al premier. Sotto tiro, i due provvedimenti più controversi della Legge di stabilità: l’abolizione della Tasi per tutti e la soglia per l'utilizzo del contante elevata a 3mila euro. «Dire che abbassare le tasse è buono e giusto, è come dire evviva la mamma - dice l’ex segretario - ma dire come e perché, spero che sia possibile ancora discuterne». Conseguente il richiamo alla Carta e l’articolo 53 dove «tutti sono chiamati a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» e che «il regime tributario e informato a criteri di progressività». Secondo Bersani siamo fuori dal perimetro, sembra ci sia anche l’articolo 53bis: «Chi ha di più paga di meno». Governo sotto tiro e alta tensione che si scarica anche sul ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan chiamato in causa da un altro esponente della sinistra Dem, Gianni Cuperlo. In via XX Settembre, Cuperlo spedisce una lettera in cui domanda al ministro «cosa lo abbia spinto a cambiare radicalmente opinione» sull’efficacia di una soglia bassa del contante «per contrastare evasione ed elusione fiscale». La critica alle modifiche sui pagamenti tracciabili trova sponda anche nel presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. «Sono contrario, e l’ho detto in altra occasione, all’innalzamento a 3mila euro della soglia per l'uso del contante. Così non si fa lotta all’evasione, c’è bisogno di stabilità normativa». Cantone ricorda alla politica che «il post tangentopoli ha finito per produrre una serie di norme che favoriscono la corruzione: la modifica del falso in bilancio, dei reati fiscali, della prescrizione». Iceberg del fenomeno, sono «le società pubbliche, il vero disastro» come nel caso dell’Atac dove «sono state assunte 700 persone senza concorso e ci meravigliamo degli appalti». Le critiche alla manovra preparano la battaglia parlamentare nonostante l’aut aut di Renzi che sulla riduzione fiscale ha giocato il suo jolly. La sfida la lancia anche l’ex capogruppo Speranza che fa appello al popolo del Pd: «Sarebbe interessante consultare i nostri iscritti per sapere cosa pensano di questo meccanismo da Robin Hood al contrario». Subito duro il contrasto con la pattuglia renziana. Per la ministro Maria Elena Boschi «non è la prima volta che Bersani fa polemica su qualcosa». Un banale pretesto dunque al quale contrappone il concetto base di Palazzo Chigi: «Abbiamo deciso di togliere le tasse a tutti sulla casa, perché molti italiani hanno fatto sacrifici per comprarsela». Contro l’ex segretario che «rimpiange il passato», si scaglia anche Ernesto Carbone: «Colpisce che parli solo di Imu e di contante». Con la sessione di bilancio al via, smorza i toni il viceministro dell’economia Morando: «Saldi invariati fissati dal Def, le modifiche, anche non piccole, sono possibili ma una degli architravi di questa manovra è certamente l’abolizione dell’Imu-Tasi».

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