SAN GIOVANNI TEATINO Hanno sfilato in un tripudio di bandiere di Cgil, Cisl e Uil, con striscioni, fischietti e megafoni, i circa 400 lavoratori degli ipermercati abruzzesi che ieri hanno manifestato in via Po, a Sambuceto, nel cuore del polo commerciale più grande d’Abruzzo, nell’ambito dello sciopero nazionale di 8 ore indetto dalle federazioni del commercio dei tre sindacati confederali per protestare contro i giganti della grande distribuzione organizzata che si rifiutano di sottoscrivere il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore e di pagare ai dipendenti il previsto aumento in busta paga di 85 euro. All’insegna dello slogan “Fuori tutti”, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uil-Tucs hanno chiamato a raccolta, davanti all’Ipercoop, gli addetti dei punti vendita delle aziende aderenti alle organizzazioni datoriali Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa, che non hanno ancora firmato il contratto e continuano ad applicare il vecchio, ormai scaduto da 22 mesi. Solo Confcommercio, tra le organizzazioni degli esercenti, ha sottoscritto le nuove regole. Tra i colossi del settore hanno finora dato l’ok al nuovo contratto Obi e Conad, le uniche aziende a pagare gli stipendi ai propri dipendenti applicando le nuove tabelle tariffarie. Aumento non pervenuto per tutti gli altri. E così, cassieri, banconisti, magazzinieri, addetti alla vendita, alla macelleria e all’ortofrutta dei megastore, per lo più di Ipercoop Coop Adriatica e Auchan, sono scesi in strada per difendere diritti e salari. Rivendicazione che ha portato a Sambuceto anche decine di lavoratori arrivati in pullman dall’Aquila. I manifestanti hanno sfilato su un tratto di via Po, partendo dal parcheggio dell’Ipercoop Centro d’Abruzzo, per poi invadere pacificamente la rotonda, nel punto di snodo viario più nevralgico del distretto commerciale di Sambuceto, dove hanno anche inscenato un flash mob. «Non capiamo come mai Confcommercio, Obi e Conad abbiano sottoscritto il rinnovo contrattuale, gli altri no» si chiede il segretario regionale Uil-Tcs, Mario Miccoli, «con questo sciopero, ripartiamo per una massiccia mobilitazione nel settore per batterci per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori, che non si toccano». Soddisfacente, secondo i sindacati locali, l’adesione allo sciopero da parte dei dipendenti degli iper regionali. Dalle prime stime, avrebbe aderito il 80% del personale Ipercoop, 20-30% negli altri megastore. È andata meglio in altre regioni, dove ai sit-in hanno partecipato anche i dipendenti Ikea e di tutti gli altri big del commercio. In una coop piemontese, a Nichelino, vicino Torino, hanno incrociato le braccia tutti, tranne il direttore e il suo vice. «Questa è una battaglia contro Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa che continuano nella loro tesi di dover abbassare i diritti, di non riconoscere un salario adeguato e di creare tutte le forme di flessibilità per poter gestire i lavoratori a loro piacimento» dice il segretario regionale Filcams-Cgil, Luca Ondifero, «non è più opportuno che si continui a pagare la crisi sempre e solo intervenendo sui lavoratori. Oggi diciamo basta». Un documento di Coop Adriatica, nel pomeriggio, apre uno spiraglio: «I negozi Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense sono rimasti aperti nella quasi totalità dei casi e hanno offerto un buon livello di servizio. L’adesione allo sciopero è stata inferiore al 50%, nei circa 400 negozi, inferiore al 10% nelle sedi. Nel rispetto dell’adesione allo sciopero dei lavoratori, Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense sono ora interessati a proseguire le trattative per rinnovare il contratto nazionale». Se la trattativa si chiuderà nelle prossime settimane dovrebbe essere revocato, almeno per i lavoratori Coop, il secondo sciopero del 19 dicembre.