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Pescara, 04/05/2025
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Data: 15/11/2015
Testata giornalistica: Il Centro
L’Anas paga gli espropri dopo 40 anni. Il liquidatore del consorzio industriale Sutti: «Sbloccati 11 milioni di euro, ora possiamo risarcire i proprietari dei terreni». E i giudici dissero no ai pedaggi

PESCARA I proprietari dei terreni, espropriati nel 1975 per realizzare l’Asse attrezzato, riceveranno finalmente i soldi che gli spettavano di diritto. Ieri Antonio Sutti, presidente del collegio dei liquidatori del Consorzio industriale Chieti-Pescara, proprietario della tangenziale, ha annunciato lo sblocco di 11 milioni di euro necessari per procedere ai risarcimenti. Sarà l’Anas, ossia il gestore dell’Asse attrezzato, ad occuparsi dell’intera procedura che è in dirittura d’arrivo. Devono ancora essere completati alcuni passaggi tecnici, poi l’azienda nazionale per le strade e autostrade italiane provvederà ai rimborsi. «Già nei primi mesi dell’anno prossimo potrebbe cominciare l’erogazione delle somme dovute», ha ipotizzato Sutti. Gli espropriati attendono da 40 anni quei risarcimenti e ora sembra che i problemi, che non consentivano di procedere alla liquidazione delle somme stabilite, siano stati superati. Sutti, appena insediatosi alla presidenza del collegio, si è messo al lavoro per sbloccare la situazione dei risarcimenti. «Tutto ciò è stato possibile grazie alle capacità del presidente della Regione Luciano D’Alfonso», ha affermato il presidente del collegio dei liquidatori. Per la verità, il problema dei rimborsi ha seguito di pari passo il destino infausto del consorzio industriale, immerso in un mare di debiti. Gli espropri dei terreni, tra Pescara e Chieti, sono avvenuti nel 1975, quando è stato realizzato il primo tratto di 13,7 chilometri dell’Asse attrezzato. Il consorzio industriale era intenzionato a risarcire i proprietari, ma alcuni di questi hanno fatto causa all’ente richiedendo somme maggiori di quelle offerte. Le sentenze hanno dato ragione ai privati, ma nel frattempo il consorzio non aveva più la liquidità necessaria per pagare i proprietari. A lavori ultimati dell’Asse, sempre per mancanza di fondi, il consorzio è stato costretto, nel 1983, ad assegnare all’Anas la gestione dell’intero percorso. Ora, il consorzio industriale è ancora pieno di debiti, cresciuti dal 2011 ad oggi, cioè da quando è stato messo in liquidazione, da 27 a circa 30 milioni di euro, di cui ben 11 riguardano i rimborsi degli espropri. Ma ora il futuro dell’ente è a una svolta. I 9 dipendenti passeranno all’Arap, l’azienda regionale nata dalla fusione di sei consorzi industriali abruzzesi. Quello di Chieti-Pescara, per ridurre l’enorme debito, provvederà a vendere all’asta alcuni beni alienabili. Nel patrimonio ci sono anche strade e fogne, ma queste non possono essere cedute. Il consorzio spera in un aiuto dalla Regione per pagare il resto dei debiti.


E i giudici dissero no ai pedaggi. Le peripezie del raccordo: lavori spesso bloccati per la mancanza di fondi

PESCARA Dai debiti, che hanno rallentato la manutenzione, ai pedaggi bloccati dai giudici. L’Asse attrezzato, il raccordo che unisce Pescara alle autostrade, non ha avuto pace in 40 anni di vita. Da quando è stato inaugurato il primo tratto di 13,7 chilometri dall’A-25 al cementificio, nel 1975, la tangenziale ha dovuto fare i conti con le ristrettezze economiche del proprietario, il Consorzio industriale Chieti-Pescara. Al punto tale che, il 5 settembre del 1983, il Consorzio fu costretto a cedere la gestione all’Anas spa, tramite la sottoscrizione di un verbale di consegna provvisorio, per mancanza delle risorse necessarie. Il 14 aprile del 1998, venne poi firmato un altro verbale che consentì al Consorzio di rinnovare la durata della concessione e di estenderla al resto dell’Asse attrezzato, dal 1985 allungato con una sopraelevata sino al porto e alle strade urbane di Pescara. Ad oggi, la situazione non è cambiata, cioè l’Asse attrezzato è del Consorzio industriale ma viene gestito provvisoriamente dall’Anas. Fatto sta che l’intera opera è costata 27,2 miliardi delle vecchie lire, ossia poco più di 14 milioni di euro, totalmente a carico del Consorzio. Ma l’ente, anche per le spese sostenute per realizzare l’opera, è affondato in un mare di debiti. E la manutenzione ordinaria del raccordo si è svolta in questi anni con il contagocce. Nel 2010, il governo di allora, approvò un decreto legge che consentiva l’applicazione di un pedaggio sui raccordi autostradali. Questa soluzione avrebbe permesso all’Anas di coprire parte dei costi riguardanti la gestione e la manutenzione del percorso. Ma una valanga di ricorsi si è abbattuta su questa decisione. Dopo il no al decreto espresso dal Tar, l’8 aprile dell’anno scorso il Consiglio di Stato, su ricorso promosso dalla Provincia di Pescara, ha messo definitivamente la parola fine su questa questione bocciando l’istituzione di un pedaggio per le auto che percorrono l’Asse attrezzato. I giudici non hanno ritenuto giusto il fatto che il pedaggio venisse corrisposto all’uscita dal casello autostradale, a prescindere da fatto che si imboccasse o meno l’Asse attrezzato. Inoltre, la somma da pagare sarebbe stata uguale per tutti, a prescindere dalla classe dei veicoli e del numero di chilometri da percorrere. Ora, sta per essere messa la parola fine anche al lungo contenzioso tra il Consorzio e i proprietari dei terreni espropriati per la realizzazione del raccordo.

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