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Data: 17/11/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Il presidente all’Aquila. «Ricostruzione veloce ma senza ombre»

L’AQUILA Quella scritta “La legge è uguale per tutti”, che in quest’aula magna intitolata al magistrato Antonio Villani sembra, se possibile, ancora più grande e carica di significati, fa un certo effetto. Ci stanno seduti, proprio sotto, avvocati, magistrati e politici insieme, gomito a gomito, affiancati in maniera alternata. Un po’ come si fa ai matrimoni, quando si sistemano i tavoli. Per tutti tutti, insomma, almeno così c’è scritto. Ci sta davanti anche il capo dello Stato, in prima fila. LA QUARTA TAPPA. Il presidente Sergio Mattarella, al termine di una giornata cominciata con gli studenti e proseguita a Onna, approda, infine, in un altro luogo-simbolo della ricostruzione. Lo stanno a dimostrare le inchieste quotidiane, centinaia di fascicoli aperti e da aprire sui trucchi di vario tipo nel post-sisma. E i processi. E le prime sentenze. E, per alcuni colpevoli in via definitiva, il carcere. Come nel caso dell’ex preside del Convitto per il quale cresce la mobilitazione per la richiesta di grazia che a breve arriverà sul tavolo di Mattarella, ma per ora è presto per parlarne. A CASA SUA. Mattarella, da capo del Csm, organo di autogoverno dei magistrati, riceve il saluto del suo vice Giovanni Legnini che ricorda il duro lavoro del tribunale nel post-terremoto. «Esprimo», dice, «viva soddisfazione del Csm e mia personale per l’importante risultato che celebriamo. Nelle ore successive al sisma apparve da subito chiara la dimensione della tragedia che colpì la città capoluogo di regione con il collasso di attività pubbliche e produttive. Anche il palazzo di giustizia, che si presentava sicuro e accogliente, fu reso totalmente inagibile. L’amministrazione della giustizia, per la prima volta, subì una paralisi totale. Cittadini, Stato, volontariato reagirono offrendo solidarietà. La comunità della giustizia trovò le alleanze per ripartire». Quando cita l’impegno di Giovanni Canzio, ora alla Corte d’Appello di Milano, scatta l’applauso. RAPIDA E INVISIBILE. «Il 95% delle periferie è stato ricostruito», dice il sindaco Massimo Cialente, che la prende alla larga quando racconta i sei anni e mezzo dal terremoto in pochi minuti all’illustre uditore. «Per la prima volta, un’opera pubblica italiana costerà meno di quanto preventivato. Spenderemo il 10-15% di meno delle somme contabilizzate. Solo L’Aquila risparmierà 387 milioni». Il sindaco ripercorre le tappe, le «mille difficoltà» per reperire fondi e chiedere leggi. «Nei 56 comuni del cratere sismico il 15% dei centri storici è stato ricostruito, impegnato un miliardo, ricostruiti 4mila edifici su 23mila distrutti. All’Aquila, esaminati 24mila su 27mila progetti. Tribunale e università hanno garantito la sopravvivenza stessa della città. Ringrazio tutta la magistratura, i dipendenti del tribunale, gli avvocati e anche i cittadini che hanno fatto ricorso alla giustizia». Poi esprime amarezza per la «pigrizia del legislatore» perché «manca una legge sulla ricostruzione privata». Il sindaco ricorda che ci sono ancora 12mila sfollati, a fronte dei 60mila della fase immediatamente successiva alla catastrofe. Poi affronta l’emergenza lavoro. «Stiamo ricostruendo le case», aggiunge, «ma non il tessuto economico e produttivo. Nel periodo 2012-2014 sono andati persi 17mila posti: 27mila persone sono ancora senza occupazione. C’è qualcosa che non funziona, se è vero che abbiamo il più grande cantiere d’Europa». «GRAZIE, MAGISTRATI». «Lo skyline dell’Aquila ha conosciuto una profonda metamorfosi, le 92 gru del centro storico sono alberi tecnologici, tra qualche anno questa sarà una delle città più belle d’Europa. La ricostruzione è a buon punto». Lo dice il presidente della Regione Luciano D’Alfonso annunciato col titolo di professore. «Il volto della Repubblica si compone anche delle Regioni che affrontano sfide difficili. Non solo quella economica, ma anche quella sociale. Nell’Abruzzo, in particolare, la ricostruzione dopo la distruzione dei centri storici. Il terremoto è intervenuto su un territorio già alle prese con la crisi globale. Affrontandolo sono emerse nuove fragilità, il sisma ha generato povertà ed emarginazione, che hanno portato a una nuova emigrazione». Poi D’Alfonso passa a ringraziare «giudici e procuratori in trincea da 7 anni, diventati i principali artefici di una corretta ricostruzione, una magistratura mai fonte di cedimenti o spettacolarizzazione. Hanno mostrato rigore e imparzialità». Il doloroso rinnovamento», ricorda in riferimento alle inchieste, «è stato segnato a tratti da ombre, ma la volontà di rinascita implica la capacità di superarle». MUSICA. L’Orchestra Sinfonica esegue, in apertura di cerimonia, l’Inno di Mameli che viene cantato da ampia parte dell’uditorio. Nessun intermezzo della Cavalleria rusticana, invece, a discorsi conclusi. Sarà forse un segno di rispetto per le vittime di Parigi, ma per l’opera di Mascagni che si conclude col grido di donne “Hanno ammazzato compare Turiddu”, magari, sarà per la prossima volta.

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