ROMA In piazza, fuori Montecitorio, l’unità nazionale c’è, si vede. Alla suggestiva cerimonia in ricordo delle vittime parigine, con la banda dei carabinieri che esegue La Marsigliese, l’inno di Mameli e quello europeo, ci sono parlamentari di tutti i gruppi, alla spicciolata, senza palco d’onore, confusi insieme, uno accanto all’altro. In aula però la musica cambia. All’appello alla «coesione nazionale» lanciato dalla Turchia da Matteo Renzi (che avverte anche: «Siamo capaci di usare il pugno duro»), e rilanciato dai ministri Gentiloni e Alfano, i gruppi di opposizione hanno risposto se non picche, qualcosa che vi somiglia. Il capo dello Stato Sergio Mattarella aveva chiesto «una reazione determinata contro l’oscurantismo, la violenza fondamentalista e l’intolleranza». E’ un’aula delle grandi occasioni, quella che si riunisce alle 18,30. Per essere lunedì, c’è il pienone o quasi. Per una volta il Parlamento reagisce a un tragico evento senza che si possa parlare di assenteismo.
LE POSIZIONI
L’informativa urgente del governo viene fatta da Paolo Gentiloni. Il ministro degli Esteri parla dei «fratelli francesi», annuncia che al terrorismo «reagiremo insieme», fa intravedere possibili sviluppi impegnativi quando annuncia che «bisognerà fare di più»; ma l’applauso più convinto Gentiloni lo riceve quando sottolinea con forza che «non si tratta di fare la guerra all’Islam», di più, «non bisogna fare confusione tra i criminali e quanti sono vittime o in fuga dalle dittature». La sfida è lanciata, il governo italiano - fa capire il ministro - si sta muovendo per una risposta coordinata e unitaria come Ue, «evitando errori del passato» (il riferimento è alle guerre di Bush) anche perché, dice Gentiloni, «l’attacco dei criminali è contro i nostri valori, e a questo reagiremo assieme alle comunità islamiche contro i rinnegati». Sulla stessa lunghezza d’onda Angelino Alfano, che ha chiesto «coesione nazionale», ma ha ingaggiato un duello via Twitter con il capo della Lega a base di «Salvini sembra dispiaciuto che gli attentati non sono stati in Italia così la buttava in caciara», al che dalla Lega hanno lanciato lo slogan “alfanodimettiti” con solidarietà all’«alleato Salvini» da Brunetta e dai leghisti Maroni e Calderoli.
L’unità al momento è di là da venire. Il M5S vorrebbe piuttosto una sorta di dichiarazione di guerra all’Arabia saudita, assieme a una «moratoria sulla vendita delle armi» e al ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Più o meno le stesse cose chiede Arturo Scotto a nome di Sel, «dobbiamo fare di più, ma non alla Blair», ammonisce. La Lega pensa alle armi e basta, «ad azioni di guerra bisogna rispondere con la guerra» (Pini). Per FI, il capogruppo Brunetta parla di «unità critica» e la sottopone al ritiro delle sanzioni Ue a Putin («Brunetta sta a Putin come il Pci stava a Stalin», la rasoiata dell’ormai lontano ex collega Fabrizio Cicchitto).