ALANNO È il giorno del dolore per Alanno che questa mattina alle 10,30 nella chiesa di Cristo Re darà l’ultimo saluto all’amatissimo Roberto Gagliardone, il 47enne di Alanno Scalo coinvolto nel tragico frontale di giovedì mattina sull’asse attrezzato mentre, con la sua Lancia Lybra stava raggiungendo il deposito della Gtm di Pescara per prendere servizio alle 4,50 alla guida del 38. Segretario locale del circolo del Pd, tra i fondatori del gruppo di protezione civile di Alanno, e stimatissimo dai colleghi di lavoro, Gagliardone era conosciuto da tutti e non a caso per tutta la giornata di ieri in tanti sono voluti andare all’obitorio di Chieti per unirsi al dolore della moglie Cecilia, della mamma Maria, del fratello Paolo e degli amatissimi figli di 6 e 11 anni, Aurora e Alessandro. Tra i tanti sono andati il sindaco Vincenzo De Melis, che era stato anche suo professore all’Agrario, con tutta la giunta, gli amici di sempre e i colleghi che questa mattina non potranno partecipare al funerale. Proprio da Pescara l’azienda nella quale Gagliardone era entrato con concorso nel 2004, ha organizzato un autobus con cui oltre cinquanta colleghi della Gtm raggiungeranno Alanno per partecipare ai funerali. L’invito, esteso anche ai dipendenti fuori servizio, è di presentarsi in divisa, per rendere omaggio a un uomo, prima che a un collega, «affidabile e disponibile sempre».
L’investitore faceva uso di cocaina. Ad agosto D’Amico era stato fermato in via Raiale con una dose. Accertamenti sulla patente e su dov’è stato l’altra notte
SAN GIOVANNI TEATINO Un grammo e 7 di cocaina per uso personale: era l’11 agosto scorso quando, grazie al fiuto di un cane antidroga, la dose fu sequestrata a Moreno D’Amico in via Raiale, proprio a poche decine di metri dall’ingresso dell’asse attrezzato che il 47enne di Castellana di Pianella potrebbe aver imboccato contromano in direzione Chieti all’alba di giovedì, prima di morire schiantandosi a Dragonara contro il povero Roberto Gagliardone che alle 4 e mezza, con la sua Lancia Lybra, stava raggiungendo da Alanno verso Pescara il deposito della Gtm per prendere servizio alla guida del 38. Un dettaglio che se non è rilevante ai fini della dinamica, già ampiamente ricostruita dalla polizia stradale di Chieti diretta dal vice comandante Marco Polidoro, lo è però per un eventuale causa civile. Per questo il pm Giuseppe Falasca ha disposto i prelievi, già eseguiti sul corpo di D’Amico, finalizzati a verificare la sua eventuale alterazione psico-fisica al momento del frontale. E anche per questo i poliziotti stanno ancora lavorando per ricostruire con esattezza da dove è iniziato il contromano di D’Amico. Per farlo, decisivo è capire dove è stato e che cosa ha fatto il 47enne alla guida di quella Suzuki Alto che una vicina di casa gli aveva prestato proprio quella sera, come già era avvenuto in passato. «Mi serve solo per qualche ora», avrebbe detto D’Amico alla donna che saltuariamente aiutava anche al mercato per raggranellare qualche soldo. Ma dove doveva andare e soprattutto, dov’è stato D’Amico quella notte prima di quel maledetto errore? È su questo interrogativo che stanno lavorando gli uomini della Stradale, con un occhio di riguardo alla zona di Rancitelli dove, come presumibilmente era già successo l’11 agosto per la dose di cocaina, D’Amico potrebbe essere stato prima di imboccare l’ingresso sbagliato dell’asse attrezzato proprio in via Raiale, dove l’avevano fermato ad agosto. Ma, e questa è un’altra questione, D’Amico poteva guidare l’auto, dopo quella segnalazione come assuntore di agosto? Sulla carta la patente risulta in regola anche se, in base a quanto previsto dalla legge, ad agosto avrebbero dovuto sospendergliela nel caso fosse stato fermato con la droga mentre era alla guida di un’auto. Disposizione che, al contrario, è a discrezione del prefetto se il detentore, D’Amico in questo caso, quell’11 agosto era a piedi o accanto al conducente della vettura al momento del controllo. Ma alla patente D’Amico aveva già dovuto rinunciare nel 2011 dopo il terribile schianto contro il guard-rail quando alle cinque del mattino fece tutto da solo, salvandosi dopo un periodo in Rianimazione: all’epoca gli fu sospesa la patente ma il giudice di pace lo autorizzò poi a guidare in orari stabiliti. E tra le fasce orarie consentite c’era anche la fascia notturna, presumibilmente per consentirgli di andare a lavorare, visto che all’epoca faceva il panettiere. È anche in quest’ambito, relativo alla patente di D’Amico, che gli investigatori stanno lavorando per verificare, anche attraverso gli accertamenti alla Motorizzazione, se questa tragedia poteva essere in qualche modo evitata.