L’inquinamento atmosferico nelle città italiane è in lieve miglioramento rispetto all’anno scorso, grazie ad una moderata riduzione dei livelli delle polveri sottili, le cosiddette Pm10. Una buona notizia, anche se la strada è ancora lunga. Su 85 aree urbane analizzate da Ispra (Istituto Superiore la Protezione e Ricerca Ambientale), si registrano superamenti del valore limite giornaliero in oltre il 30% di esse, e ben 18 (di queste 85) hanno già superato il valore limite giornaliero nel primo semestre del 2015. Il tema dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico è oggi al centro del dibattito internazionale, soprattutto dopo Cop21, il vertice delle Nazioni Unite sul clima e dove è stato siglato un accordo di valore strategico per il nostro pianeta, che detta le regole in materia di contrasto ed adattamento ai cambiamenti climatici per gli anni a venire. Un argomento caldo, quindi, sul quale Ispra con l’edizione 2015 del Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, ci consegna un aggiornamento puntuale della situazione su scala nazionale. Dal rapporto emerge come le cause sono principalmente riconducibili alle emissioni dei trasporti, dell’industria e del riscaldamento domestico. Nel complesso è vero che le emissioni si stanno riducendo, ma il ridurre l’andare in macchina come il ricorrere all’uso di riscaldamenti e aree condizionate è una modifica comportamentale da richiedere. L’inquinamento atmosferico è il fattore ambientale con il maggior impatto sulla salute umana, e l’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici ed in particolare l’esposizione rispetto ai valori di riferimento raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità per la protezione della salute umana, generalmente più restrittivi rispetto agli standard normativi dettati dalle direttive europee, è un problema ambientale che ancora sussiste in Italia e che determina malattie e mortalità, in un clima di sostanziale disinteresse. È invece un tema di rilevanza prioritaria per la salute umana. Il fenomeno è principalmente concentrato nella Pianura Padana e nelle grandi aree urbane, con tassi di esposizione della popolazione al rischio molto elevati: secondo lo studio che Ispra pubblica sul suo sito, a Padova e a Milano si registrano ad esempio superamenti annuali dei limiti di legge di 41 volte su 90, un dato terribile, che si traduce in un accorciamento della vita media di ogni cittadino di 10 mesi. Ridurre l’uso all’auto privata sarebbe già una mossa importante per il miglioramento della qualità della vita. A riguardo gli italiani sembrano aver compreso l’importanza del trasporto pubblico locale, in ripresa con un incremento che si concentra nei grandi comuni, come nelle grandi aree urbane. Gli italiani, quindi, chiedono più mobilità pubblica e sostenibile e a fronte di una chiara politica dell’offerta di bus, treni, tramvie, piste ciclabili, aree pedonali, car sharing e auto elettriche potrebbero rinunciare all’uso dell’auto privata. La risposta di questi anni è stata fatta di tagli al trasporto pubblico locale invece che di politiche di rilancio del settore, quando oggi la sfida ambientale in materia di inquinamento atmosferico sta proprio qui, nel modificare comportamenti individuali insostenibili con uno sforzo faticoso di politiche pubbliche e di modifiche a comportamenti di ognuno di noi. Obiettivi importanti possono essere raggiunti già entro il 2020 se si individuano le priorità, si fanno rispettare i limiti di legge e si implementano politiche di uso sostenibile dei mezzi di trasporto e di efficienza energetica in tutti i comparti, e una trasformazione energetica può generare anche nuovi posti di lavoro. È cambiando prima di tutto i nostri stili di vita che possiamo evitare di lasciare alle nuove generazione un ambiente davvero compromesso.
Alfredo De Girolamo