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Pescara, 17/06/2025
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Data: 21/12/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi spera nel 2016 «Crescita sopra l’1,5%». Il premier: «Andiamo bene ma non sono soddisfatto, il Paese ora ci creda»

Sulle banche: «Chi ha sbagliato paghi. Non guardiamo in faccia a nessuno»

ROMA In una sorta di anticipazione della conferenza stampa di fine anno, il premier Matteo Renzi sceglie “L’Arena” di Massimo Giletti, in onda ieri su Raiuno, per fare un bilancio del 2015. E lo fa senza tralasciare alcun argomento: dall’andamento del Pil alla legge di stabilità fino al caso del momento - salvabanche e Boschi -, passando per un paio di stoccate a M5S, Lega e pure alla Merkel, perché, come dice lui - non alla toscana ma prendendo in prestito il gergo romano - «quando ce vo’ ce vo’». Ebbene, contento ma non proprio «soddisfatto» dell’anno che sta per finire, il presidente del Consiglio parla dalle poltroncine bianche girevoli di Giletti di un’Italia che «è guarita» da una malattia - la crisi economica - durata anni, ma che «non sta ancora bene», quindi sarebbe meglio iniziare il 2016 «mettendo un cappello prima di uscire». Spiega che «i segnali di ripresa ci sono ma ci vuole tempo» e poi snocciola qualche dato sulle prospettive economiche: «Nel 2015 facciamo un piccolo passettino in avanti, più 0,8 per cento del Pil» dopo anni di segni meno, e «nel 2016 tutti i segnali dicono che andremo ancora meglio: faremo più dell’1,5 per cento, l’importante è che ci credano gli italiani». Poi ostenta ottimismo anche sul deficit spiegando che «dal 2012 sta scendendo, quest’anno è al 2,4 per cento. Lo scorso anno era al 2,6, nei governi precedenti erano al 3. L’Europa vorrebbe che scendesse ancora di più. Ma questo è il minor deficit degli ultimi dieci anni». A ventiquattr’ore dall’approvazione della legge di stabilità alla Camera (oggi il testo passa in Senato), non può mancare una difesa del ddl in particolare dall’accusa di contenere «mance e marchette», lanciata giorni fa da Renato Brunetta, Fi. «Ci sono soldi che vanno ad associazioni, volontariato, scuola, cultura, Coni. Ma è un bene. Sono anni che parliamo solo di austerity ma l’Italia è anche mondo del volontariato». E poi ricorda che questa legge «finalmente cala le tasse». A partire da quella sulla casa, che nel 2016 non ci sarà e che né Comuni né Regioni se ne potranno inventare un’altra sostitutiva: «Nessuno potrà più aumentare le tasse, per legge» garantisce Renzi. Rivolgendosi poi ai suoi principali detrattori, M5S e Salvini, il premier taccia i primi di fare «un’opposizione che regge fin quando ci sono le telecamere», e invita il leader della Lega Nord, parlamentare europeo, «a dare una mano all’Italia» invece di fare «viaggetti in Russia» e di pensare solo «agli interessi del suo partito». Accuse che Salvini non si fa certo scivolare addosso e alle quali risponde prima con un «bugiardo, chiacchierone, imbecille» per Renzi al quale suggerisce di andare «a scuola di buongoverno» da Putin. Nell’intervista senza contraddittorio, il premier non può evitare l’argomento banche. Comincia ribadendo la fiducia alla Banca d’Italia, che però non ha scelto per l’arbitrato sui risparmiatori truffati dai titoli spazzatura venduti dai quattro istituti di credito falliti (e salvati dal governo), preferendole l’Anac guidata da Raffaele Cantone. Tuttavia elargisce frasi formali («Bankitalia e tutte le altre istituzioni godono di rispetto»), ma sottolinea che «la commissione parlamentare verificherà chi ha sbagliato pagherà». Ribadisce che «il sistema delle banche italiano va ripensato» e che «la prossima mossa sarà unificare sempre più le banche del credito cooperativo» perché siano «più solide». E naturalmente difende il ministro Boschi, “assolta” dalla fiducia in Parlamento dall’accusa di avere un conflitto d’interessi “familiare” nella vicenda delle banche salvate. «La verità è che in questa vicenda si è cercato di tirare in ballo il governo perché tutti sanno che il nostro governo ha risolto un problema, non l’ha creato» dice Renzi riferendosi al decreto salvabanche. E sul conflitto d’interessi del ministro delle Riforme aggiunge: «Dove sta se il papà della Boschi è stato sanzionato e se il Cda di Banca Etruria è stato commissariato? Il governo non guarda in faccia a nessuno».

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