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Pescara, 17/06/2025
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Data: 21/12/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Rispetto Bankitalia ma il sistema cambi» E per il 2016 Renzi vede il Pil a +1,5%. Banche, per il premier fallito l’attacco al governo. Poi accusa M5S: fa opposizione soltanto a telecamere accese. La replica: è una bugia. ll premier non arretra e vuole la scossa per avere più crescita

ROMA «Non intendo giocare allo scaricabarile», sulla vicenda delle banche Matteo Renzi, intervistato da Massimo Giletti a L’Arena, ha affermato che non intende comportarsi «come faceva la politica in passato: se immagina che scarichi la responsabilità sugli altri ha sbagliato persona. Banca d’Italia e tutte le altre istituzioni godono del rispetto del governo». L’esecutivo, ha aggiunto il premier, «ha fatto un decreto che è servito a spegnere un incendio perché le quattro banche rischiavano di non aprire più gli sportelli». Quanto alle responsabilità del dissesto dei quattro istituti di credito, Renzi ha ribadito: «Noi abbiamo risolto un problema senza guardare in faccia nessuno. Il Parlamento ha detto, giustamente, che non c’è nessun conflitto di interesse, il padre della Boschi è stato sanzionato e mandato a casa con tutto il cda di Banca Etruria. Noi abbiamo denunciato il problema e ci siamo preoccupati degli italiani. Se ci sono state delle truffe chi ha colpe pagherà, comunque si chiami».
BANCHE DA RIPENSARE
Il presidente del Consiglio ha sostenuto che, comunque, «il sistema italiano delle banche va ripensato» e annuncia: «La prossima mossa che faremo sarà quella di unificare sempre più le banche del credito cooperativo, che sono anche belle ma devono essere più solide e poi ci sono troppe poltrone. Ora è arrivato il momento di voltare pagina: meno banche, meno banche di paese». E quanto alle recenti polemiche sulle banche con M5S e FI, Renzi osserva che «la verità è che in questa vicenda si è cercato di tirare in ballo il governo, ma tutti sanno che il governo ha risolto il problema e non l’ha creato. Sono andati in Parlamento e hanno fatto una figuraccia». D’altra parte, osserva Renzi, M5S «fa l’opposizione solo a telecamere accese, come nella discussione sulla legge di Stabilità approvata alle 3 di notte e con i 5 Stelle non in Aula. Forse è stata la famosa febbre del sabato sera». Secca la replica dei 5Stelle: «Tutto falso, siamo stati in aula fino alle 3 e mezza».
Il premier, invece, ascrive a merito del governo l’aver «chiuso il 2014 meglio del 2015», anche se si dichiara «non ancora soddisfatto» del «passettino in avanti» dello 0,8% del Pil: «L’Italia - ha detto - è come se fosse guarita ma ancora non sta del tutto bene». Tuttavia rassicura che «nel 2016 tutti i segnali dicono che andremo ancora meglio: faremo più dell’1,5% del Pil. L’importante è che ci credano gli italiani, tutto è nelle nostre mani». E sulla riduzione del carico fiscale Renzi fa un esempio, «sperando di non essere accusato di conflitto di interessi: io ho pagato 433 euro sulla prima casa, il prossimo anno li posso mettere in regali di Natale e in altre voci».
DISCUSSIONI CON LA MERKEL
Lo spinoso tema banche ha, come è noto, un coté internazionale evidente, dopo gli ultimi incontri, soprattutto sul fronte tedesco: «Noi - dice il presidente del Consiglio - non diamo la colpa alla Merkel» per i problemi dei nostri istituti di credito. «Ho avuto un po’ di discussioni con la Cancelliera, ce le siamo dette in spirito di amicizia. Quando ce vo’ ce vo’... Ma la Merkel ha finanziato 247 miliardi di euro per le sue banche quando ancora si poteva fare. I governi italiani precedenti hanno scelto di non mettere neanche un centesimo, poi però hanno accettato che cambiassero le regole». E ora - dice ancora Renzi - «a volte mi girano le scatole, ed uso un francesismo, a rispettare tutte le regole. E’ una questione di credibilità, l’Italia ha sofferto per mancanza di credibilità. Noi lo facciamo, ma anche voi le dovete rispettare, cari amici tedeschi».
«L’altro giorno - racconta ancora Renzi a L’Arena - un collega olandese mi ha detto ”però le banche italiane...“ Io ho risposto guarda che la nostra migliore banca sul mercato è più avanti, e di molto, della migliore banca tedesca e l’ho ricordato alla Merkel. Il fatto è - osserva il presidente del Consiglio - che noi siamo bravi a... martellarci i piedi. Per molti giornalisti l’erba del vicino è sempre più verde, ma non è così. Se qualcuno dovrà pagare pagherà, ma l’Italia cambia non se ci aiuta la Merkel, ma - ha concluso Renzi - se gli italiani tornano ad avere fiducia nel Paese».

ll premier non arretra e vuole la scossa per avere più crescita. Per Palazzo Chigi necessari accorpamenti in grado di ridurre le sofferenze delle banche. I ritardi nella creazione della bad-bank italiana spingono a cambiare il sistema.
IL RETROSCENA

ROMA «Non è bombardando le banche che si esce da questa situazione». Il timore che il problema di un migliaio di risparmiatori si trasformi in un rischio di sistema fa tirare il freno a mano a Matteo Renzi che in tv va per sventolare «i lingotti» contenuti nella legge di stabilità e difendere Bankitalia «e le altre istituzioni che meritano rispetto». La parola Consob non esce dalla bocca del presidente del Consiglio perchè la ruggine resta, ma a palazzo Chigi si avverte l’esigenza di gettare un po’ d’acqua sul fuoco; senza però spegnere l’incendio e far finta che si possa andare avanti come si è fatto sinora.
PORTAFOGLIO

Nella riunione di venerdì del Consiglio europeo, Renzi ha compreso che i tedeschi non molleranno sulla garanzia europea dei depositi. Temono paesi, come l’Italia ma non solo, che hanno un sistema bancario appesantito da titoli di Stato. Garantire i correntisti di banche che hanno in portafoglio titoli sovrani, significa per Berlino mettere in buona sostanza in comune il debito pubblico e questo il contribuente tedesco lo rifiuta. Senza alleggerire le banche dalla massa di debito pubblico e crediti inesigibili sarà però difficile spingere la crescita ed è per questo che il premier vuole far da solo cercando di rendere quanto più efficiente il sistema riformando le banche cooperative dopo aver messo mano alle popolari. D’altra parte la linea che Renzi persegue, a modo suo («più banche per il Paese meno banche di paese») altro non è che quella espressa nel marzo scorso dal governatore della Bce Mario Draghi nel corso di un’audizione alla Camera: «L’Italia fino a qualche tempo fa aveva 750 banche: 750 banche sono 750 consigli d’amministrazione e ogni consiglio d’amministrazione avrà un minimo di 5 membri». «Ogni consiglio d’amministrazione costa una certa cifra: tutto questo sistema è molto costoso e questi costi vengono pagati dai clienti delle banche». Accorpare e rendere più efficiente il sistema, per Renzi è fondamentale per evitare contrazioni nei crediti da parte di istituti appesantiti da prestiti difficili da recuperare. Lo stallo nella nascita di una bad-bank italiana - con tanto di recriminazioni da parte di Renzi per ciò che non fecero i governi Monti e Letta - impone al governo di dare al sistema bancario una ”sonora sveglia” affinché realizzino concentrazioni tali da rendere possibile la creazione di strumenti interni in grado di ridurre le sofferenze. Nello scontro in atto con la Commissione, Renzi mette anche il rigore con la quale sinora la commissaria Vestager ha valutato le proposte italiane, ma il tempo è ormai poco mentre gli obiettivi di crescita del governo per il 2016 sono molto ambiziosi. Obiettivi che necessitano di un sistema bancario efficiente in grado di erogare prestiti all’economia reale.
DISASTRI

In buona sostanza banche ed istituti di credito devono trovare al proprio interno, o fondendosi con altri, le modalità per risolvere o comunque ridimensionare il problema delle sofferenze. Attribuire all’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone il compito di gestire gli arbitrati sui risparmiatori da risarcire per le perdite patite dalle quattro banche ”fallite”, è servito al premier per indicare ai risparmiatori che le responsabilità di Bankitalia e Consob. Due autorità che si sono da subito impegnate in un surreale scaricabarile mettendo in buona sostanza ancor più in evidenza le falle che ci sono nel sistema e l’esigenza di una riforma che il governo intende avviare appena saranno noti i risultati della commissione parlamentare. Una riforma che, secondo le intenzioni, servirà ad evitare il ripetersi dei recenti disastri mettendo ordine tra i compiti di vigilanza (Bankitalia) e di tutela della trasparenza (Consob).

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