ROMA Premi ai Comuni che decideranno di fondere le municipalizzate che si occupano dei servizi di trasporto, raccolta rifiuti, fornitura di acqua, energia e gas. Un incentivo per invogliare gli enti locali a liberarsi dei carrozzoni inutili e dannosi in termini di sperpero di risorse pubbliche e che sarà contenuto nel primo pacchetto di decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione, targata Marianna Madia. Tra i provvedimenti attesi in consiglio dei ministri la prossima settimana ci sarà infatti anche il riordino dei servizi pubblici degli enti territoriali. Un testo unico che viaggia in parallelo con un altro decreto relativo alle società partecipate. Si tratta di 7.767 aziende, almeno stando a quelle attive, secondo gli ultimi dati dell'Istat. Circa 1.800 di queste operano nel settore dei servizi pubblici locali. L’obiettivo in questo caso non è solo di accorpare, ma di eliminare, ricorrendo al fallimento, tutte quelle società che sono state definite «scatole vuote». L'ipotesi è di chiudere in automatico quelle aziende che, per 3 anni consecutivi, abbiano registrato un fatturato medio sotto un milione di euro. Per quanto riguarda i servizi locali, il nuovo testo unico è ancora al vaglio dei tecnici di Palazzo Chigi e potrebbe ricevere ulteriori aggiustamenti nei prossimi giorni, prima di arrivvare in consiglio. Domani ci sarà un primo cdm, ma il pacchetto Pa non dovrebbe essere esaminato, salvo ovviamente sorprese. Nell'ultima bozza messa a punto dal governo (32 articoli in 30 pagine) c’è stato un dietrofront sull’apertura ai privati per la gestione dei rifiuti. Con gli ultimi ritocchi è stato deciso di sopprimere, rispetto al testo iniziale, la disposizione che avrebbe fatto cessare a fine 2016 il «diritto di privativa» dei Comuni sui rifiuti urbani e assimilati avviati allo smaltimento. Ovvero il monopolio sulla loro gestione. Con la riforma cambierà anche l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico che in futuro si occuperà anche di rifiuti. Con il passaggio di competenze l’Authority cambierà di nuovo nome (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), sarà esentata per il triennio 2016-2018 dalla spending review e potrà assumere nuovo personale. In tema di premi e incentivi, nel dettaglio, il governo ha previsto di assegnare una quota del Fondo infrastrutture (500 milioni di euro tra il 2016 e il 2017) a quei comuni che, tramite la dismissione totale o parziale di partecipazioni, aggreghino le spa locali e che, successivamente alla fusione, forniscano il servizio ad almeno 150mila abitanti.
LE RISORSE
Le risorse-premio saranno destinate agli investimenti infrastrutturali dei comuni stessi. Inoltre, gli enti locali che appalteranno i servizi e decideranno di fondere le municipalizzate saranno considerati "virtuosi" ai fini del patto di stabilità interno. Il decreto introduce paletti più stringenti per la governance delle spa locali. Queste non potranno essere gestite o amministrate da politici o componenti di enti che abbiano funzioni di stazione appaltante o di controllo del servizio. Tanto meno da loro loro parenti. Verrà istituito un Osservatorio ad hoc, di cui si occuperà il ministero dello Sviluppo economico, con il compito di monitorare la rete dei servizi presenti sui territori. La riforma inoltre definisce i nuovi «ambiti o bacini territoriali ottimali» entro cui dovranno essere svolti i servizi, creando dei veri e propri distretti. Nascerà un sistema allargato per i vari servizi. I comuni insomma dovranno aprire i propri confini ed organizzare lo svolgimento dei servizi «in rete» con gli altri enti. Per fare un esempio, non ci potrà più essere una società di trasporti per un solo comune, ma dovrà essere condivisa in un’area territoriale più ampia, non inferiore a quella delle province. I futuri «bacini» saranno delineati dalle regioni, che se non procederanno alla limatura dei nuovi confini saranno sostituite dallo stesso consiglio dei ministri.