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Data: 07/01/2016
Testata giornalistica: Il Tempo
Controlla i biglietti e vuole diventare direttore generale

Un controllore candidato al ruolo di direttore generale di Atac. Non è uno scherzo, né una boutade. È l’aspirazione legittima di Umberto Torchio, 45enne ternano, che ha già inviato presso l’email della società capitolina dei trasporti la propria risposta alla manifestazione d’interesse. Un controllore sì, ma con un curriculum molto interessante. Torchio, infatti, è professore universitario presso l’Università’ di Perugia e la Luiss Business School: una laurea in ingegneria gestionale, due master nei trasporti e in lingua inglese e ruoli di management sia in Atac che in aziende del Tpl romano come Mobility Management, Met.Ro. Spa. Com’è finito a fare il controllore? Semplice, il professor Torchio è stato uno dei pochi a "subire" la riqualificazione nel settore operativo prevista dalla procedura 223 avviata su disposizione dell’ex assessore Guido Improta.

La storia a tratti surreale di Torchio, lo spinge anche a ipotizzare cambiamenti radicali all’interno di un’azienda di cui oggi si trova a far parte nella fascia lavorativa più umile. «La prima cosa che farei – racconta - è andare in Comune a chiedere, anche per chiedere scusa a tutti di quello che è stato fatto nella gestione dei TPL negli ultimi 10 anni. Poi puntarei a rendere gratis il tpl a tutti i romani e attuare un modello matematico che sto studiando da anni e che, considerando tutti i vincoli economico-finanziari, possa individuare la condizione ottima per l’erogazione del servizio di tpl da parte di un Ente pubblico o partenariato pubblico-privato, in modo totalmente gratuito. Così Atac – assicura - tornerebbe ad essere, quello che sempre è stata, l’azienda di trasporto di tutti. Senza poi parlare dei vantaggi ambientali che porterebbe invece che il palliativo delle targhe alterne e artifizi simili».

Torchio, come detto, è stato anche ìvittima” della procedura 223 voluta dal vecchio management. Un discorso a cui il professore non si sottrae. «Su 12.000 dipendenti sono state demansionate circa una trentina di persone, tra quadri e capo ufficio, compreso il sottoscritto, che non hanno nulla a che fare con i famosi 48 di Parentopoli. Mentre manager coinvolti si trovano ancora al loro posto a prendere 200mila euro l’anno». Parola di controllore.

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