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Pescara, 03/05/2025
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08/01/2016
Il Messaggero
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Disoccupazione ai minimi da tre anni. A novembre 2015 il tasso scende all’11,3%, per i giovani cala al 38,1. Torna ad aumentare il numero degli occupati. Renzi: è la dimostrazione che il Jobs Act funziona. Rispetto a ottobre il mercato del lavoro premia soprattutto le donne. |
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ROMA Meno disoccupati, anche tra i giovani, e più occupati: a novembre il mercato del lavoro ha recuperato dopo un paio di mesi di andamento incerto. In particolare è proseguita la discesa del tasso di disoccupazione che si è portato all’11,3 per cento, ovvero al livello più basso - nelle statistiche mensili - dal novembre del 2012. Un risultato che salta all’occhio e che è stato salutato dallo stesso presidente del Consiglio Renzi («È la dimostrazione che il Jobs Act funzione») ma che in realtà è reso positivo soprattutto dal contemporaneo aumento dell’occupazione, che invece era calata da settembre in poi. La crescita degli occupati (36 mila unità in più rispetto al mese di ottobre) è anche qualitativamente buona perché deriva da un aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+40 mila) e dal contemporaneo calo di quelli a termine (-32 mila), mentre dopo molto tempo torna a crescere anche il numero degli occupati indipendenti (+28 mila). Nel confronto mensile emergono però dinamiche molto differenziate per i due sessi. L’occupazione maschile è infatti stabile ed anzi leggermente negativa (-3 mila) mentre quella femminile cresce di 36 mila unità. Il tasso di occupazione, ovvero il rapporto tra occupati e popolazione tra i 15 e i 64 anni, risale complessivamente al 56,4 per cento; per gli uomini è al 65,9, per le donne al 47,1. QUADRO FRASTAGLIATO Se poi si valuta l’andamento dell’occupazione su base annuale, rispetto al novembre del 2014, la crescita è di 206 mila unità, in larghissima parte dovuta alla componente maschile. I dipendenti a tempo indeterminato sono 141 mila in più, quelli a termine sono cresciuti di 106 mila unità, mentre gli occupati indipendenti sono 41 mila in meno. Il quadro quindi, pur se certamente positivo, si presenta nel corso del 2015 piuttosto frastagliato e del resto i numeri mensili rispetto a quelli trimestrali sono per loro natura meno definitivi e più soggetti a revisioni ex post. Questo aspetto emerge anche dai dati relativi alla disoccupazione. Il numero di coloro che cercano un lavoro è diminuito di 479 mila unità, che certamente è un valore significativo; nello stesso tempo però sono anche cresciuti, di 138 mila unità, gli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni ovvero - approssimativamente - coloro che un’occupazione non la cercano più. È favorevole anche l’andamento della disoccupazione giovanile, scesa al 38,1 per cento dal 39,3 di ottobre: questo dato tuttavia riguarda solo coloro che hanno tra i 15 e i 24 anni e quindi soprattutto nel contesto italiano fotografa solo una parte limitata della platea. Per contro, sia su base mensile che annuale, appare poco confortevole la situazione della fascia di età tra i 25 e i 34 anni. L’aumento dell’occupazione sembra premiare essenzialmente gli ultracinquantenni, presumibilmente per effetto delle riforme previdenziali. IL CONFRONTO È possibile insomma che ci siano ancora delle parziali inversioni di tendenza nei prossimi mesi. Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo l’accelerazione di novembre potrebbe essere collegata alla volontà delle imprese di assumere sfruttando il potente incentivo della decontribuzione, la cui intensità - come previsto dalla legge di Stabilità - è destinata a ridursi a partire da gennaio. Se questa ipotesi è corretta, si potrebbe assistere ad un ulteriore aumento degli occupati a dicembre, mentre per gennaio sarebbe realistico attendere un conseguente e fisiologico calo. Quanto al nesso tra buon andamento dell’occupazione e Jobs Act, richiamato anche dal premier, va ricordato che il provvedimento del governo (al di là degli incentivi economici) è entrato in vigore a marzo 2015 con l’obiettivo di spingere il lavoro stabile rispetto a quello precario. Dunque sulla carta il confronto andrebbe fatto con il precedente mese di febbraio: fino a novembre, in nove mesi, il numero dei dipendenti a tempo indeterminato è cresciuto ma solo di 37 mila unità.
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