ROMA Duecentoventisette sono stati licenziati. Oltre 1.300 sospesi dal servizio, di cui un terzo lasciato a casa senza stipendio per oltre dieci giorni. Dipendenti statali, soprattutto di università e province, colpevoli di non essersi presentati al lavoro senza un legittimo motivo, oppure per avere più volte offeso un collega o il proprio superiore. Dopo l'accelerazione che ha portato all'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto per licenziare in tempi brevi i cosiddetti “furbetti del cartellino”, quelli che timbrano e scappano, il ministero della Pubblica amministrazione ha diffuso i dati aggiornati delle azioni disciplinari avviate e concluse nel 2014. Sono circa 7 mila procedimenti (precisamente 6935, come nel 2013). E riguardano diversi settori dall'amministrazione statale: le agenzie fiscali (come le Entrate), i ministeri, la sanità (in particolare le Asl), gli enti locali, le università e le scuole. Secondo l'Ispettorato della Funzione pubblica, che si occupa del report annuale, circa 700 dipendenti pubblici colpiti da procedimento sono finiti di fronte a un tribunale e sono dunque in stand by. Una fetta, pari al 10% del totale, che potrebbe incrementare il numero dei licenziamenti.
LE PROCEDUREPer quanto riguarda il totale delle azioni avviate, non tutti i dipendenti sottoposti alla procedura sono stati cacciati. Per molti è scattata la sospensione. Circa 850 sono rimasti a casa per meno di dieci giorni, altri 475 per un periodo più lungo. E per la maggior parte di coloro che è stata obbligata a non andare in ufficio, a seguito di comportamenti scorretti (in 110 casi hanno commesso un reato), è scattata anche la sospensione dello stipendio. La legge Brunetta, ora in vigore, stabilisce che il congelamento della busta paga possa durare da 3 a 90 giorni. Tornando al dossier i numeri dicono che su circa 7mila azioni si è arrivati a licenziare o sospendere il dipendente pubblico nel 25% dei casi. La maggior parte dei 227 licenziamenti, il 37%, è dovuta ad assenze (ingiustificate, non comunicate nei termini). Seguono le espulsioni dovute a reati (72, valgono il 32% del totale). Sono cresciuti, rispetto al 2013, i licenziamenti per cattiva condotta (63, pari al 28%). Una piccola parte è invece connessa ad attività extralavorative non autorizzate - il doppio lavoro - che ha riguardato il 3% delle uscite. Tra le amministrazioni più colpite da “furbetti” e negligenti ci sono le province e le università. Nel frattempo, dopo il via libera del Consiglio dei ministri di mercoledì scorso, il decreto sui licenziamenti è all'esame della Ragioneria dello Stato, per la cosiddetta bollinatura, a cui seguirà l'istruttoria del Consiglio di Stato.
LE NUOVE MISURESubito dopo il provvedimento verrà inviato in Parlamento per i pareri delle commissioni e tornerà successivamente a Palazzo Chigi per essere approvato in una nuova riunione del governo. Il provvedimento modificherà l'iter di accertamento della responsabilità del dipendente, che se colto sul fatto - come nel caso dei dipendenti del Comune di Sanremo e del Museo di arti e tradizioni di Roma - verrà immediatamente sospeso, entro 48 ore, e lasciato senza stipendio. Con la nuova procedura, inoltre, l'azione disciplinare dovrà concludersi in 30 giorni. Se il comportamento fraudolento sarà accertato gli interessati dovranno anche risarcire il danno d'immagine, commisurato alla «rilevanza del fatto per i mezzi di informazione». La sanzione da pagare la deciderà la Corte dei conti, ma non sarà inferiore a sei mensilità di retribuzione. La stretta colpirà anche i dirigenti inermi o inefficienti. Se non interverranno di fronte ai casi palesi ne risponderanno in prima persona. Per loro il decreto prevede, oltre al licenziamento, anche l'omissione di atti di ufficio. Un reato penale punito con la reclusione fino a un anno o con sanzioni superiori a mille euro.