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Pescara, 18/04/2024
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Data: 20/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Pd si spacca sul progetto di Toto per l’A25

CELANO E adesso che c’è la firma del partito, di tutto quello provinciale, il caso Toto, ovvero il progetto di accorciare la Strada dei Parchi, è destinato a diventare un problema politico. Tutto interno al Partito democratico che con una mano approva e l’altra boccia. Cosi mentre nove parlamentari dem (di cui quattro abruzzesi) chiedono al Ministero di accelerare la pratica di Toto, mentre il consigliere regionale delegato Camillo D’Alessandro e lo stesso presidente Luciano D’Alfonso scaldano i motori per arrivare dieci minuti prima a Roma, mentre insomma la testa del Pd si mostra favorevole alla «scorciatoia», che però è anche un investimento che vale 5,7 miliardi di euro e 10mila posti di lavoro (così sostiene Strada dei Parchi), dall’altra, la base, una base molto ampia in verità, ribadisce il suo no. Ieri, infatti, i dem della provincia dell’Aquila si sono dati appuntamento (nella foto) all’auditorium di Celano, territorio che pure per primo dovrebbe godere della sforbiciata di A25 da Bussi a Cerchio. E qui hanno votato un documento chiaro ed inequivocabile: fermare il piano che Toto ha già presentato al Ministero e fare in modo che gli investimenti previsti siano impiegati come da un obbligo di legge per la messa in sicurezza in materia antisismica dei tratti esistenti. Il voto del Pd provinciale arriva subito dopo la pioggia di delibere, dall’identico contenuto, approvate da una trentina di consigli comunali del territorio: dalla Valle Peligna, ma anche da quelle del Giovenco e del Sagittario e dall’Alto Sangro. In fondo, si legge nel documento di contrarietà la cui bandiera è retta dal presidente della Provincia dell’Aquila Antonio De Crescentiis (sindaco di Pratola), il piano di Toto «con la dismissione dei caselli di Pratola-Sulmona, Cocullo e Pescina, taglia fuori la fetta più attiva dell’economia delle zone interne, quella del turismo»: il bacino sciistico di Roccaraso, quello di Scanno e poi i Parchi nazionali e le riserve regionali. La variante V06, così si chiama, insomma, «non s’ha da fare» e a poco servono a convincere i contrari le assicurazioni sulla trasformazione del ramo tagliato in una specie di asse attrezzato che non è chiaro chi dovrà gestirlo e con quali soldi.

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