CHIETI È una telefonata arrivata a fine giornata a mettere il punto all’incubo dei sei rappresentanti sindacali sospesi dalla Dayco. Al telefono è un esponente della direzione aziendale che annuncia a ognuno dei sei dipendenti la fine del periodo di sospensione, prorogato tre giorni prima sino a data da destinarsi. Quella proroga sine die aveva fatto pensare che la prospettiva del licenziamento si stava inesorabilmente avvicinando. E invece, l’altro ieri sera, la voce al telefono ha preannunciato quella che sarebbe stata la comunicazione ufficiale, tramite lettera, dell’indomani: la possibilità di rientrare in azienda. Ciò non significa che per i sei rappresentanti sindacali accusati di aver leso l’immagine della multinazionale, criticandone la gestione, non vi siano sanzioni, ma significa che molto probabilmente non si arriverà al licenziamento. Le sanzioni saranno inquadrate in un processo di normale dialogo tra sindacato e azienda, dialogo che a un certo punto si era interrotto facendo prevedere il peggio. La telefonata è arrivata al termine di una giornata di proteste. La giornata di ieri era iniziata infatti con uno sciopero di tre ore, a cui avevano aderito anche dipendenti delle altre sedi Dayco di Chieti e di Manoppello, e con un’assemblea che si era svolta ieri mattina davanti ai cancelli della sede di via Leone XIII. All’assemblea erano arrivati anche i delegati sindacali nazionali di Cgil e Uil, oltre ai rappresentanti provinciali e regionali delle due sigle sindacali e della Cisl. Una intera rsu sospesa sine die rappresentava un caso unico e, a quel punto, in ballo non c’erano più solo i posti di lavoro di sei persone, ma, agli occhi dei sindacalisti, si stava assistendo a un attacco al sindacato. Per questo motivo la categoria ha deciso di rispondere con i propri vertici nazionali. La risposta è stata ferma e netta, ma allo stesso tempo aperta al dialogo. Nel senso che i delegati sindacali da una parte hanno ribadito la massima apertura a riprendere la trattativa con l’azienda e, dall’altra, hanno fatto capire che se non ci fossero stati spiragli di soluzione, la cosa sarebbe stata portata sui tavoli nazionali. Per fortuna, sembra che non ce ne sarà bisogno. «Siamo pronti a riprendere la trattativa sul caso della rsu Dayco con animo sereno», dice Carlo Petaccia della Filctem Cgil, «non portiamo rancore anche se non si può negare che questa vicenda ci ha lacerato profondamente. Con la fine del provvedimento di sospensione è stata, a mio avviso, ripristinata la dignità del lavoro». Il caso Dayco era finito anche sui banchi del Parlamento a causa di una interrogazione a firma dell’onorevole di Sel, Gianni Melilla. L’interrogazione era stata indirizzata al ministro del lavoro, Giuliano Poletti.