«La linea al momento non è attiva per indisponibilità di vetture». Messaggio Atac con cui spesso e volentieri hanno a che fare gli utenti del trasporto pubblico capitolino. Ma se i guasti e i problemi vari ai bus minano la regolarità del servizio, c'è anche un altro piccolo esercito invisibileche contribuisce alle quotidiane difficoltà che l'azienda deve affrontare per garantire le prestazioni della sua flotta: quello degli assenti. Autisti, macchinisti, impiegati, ausiliari della mobilità, operai: ogni giorno, nei primi tre mesi del 2017, circa 1.400 dipendenti Atac non si sono presentati in servizio. Di questi 750 sono autisti o conducenti delle metro, oltre la metà dei quali - ossia 380 - non hanno timbrato il cartellino causa malanni e problemi di salute.
LA SITUAZIONE
Il numero di assenti giustificati per malattia, infortunio, congedi parentali, maternità, legge 104 e altri motivi è snocciolato nel report sulla presenza in servizio dei dipendenti da gennaio a marzo pubblicato dall'azienda. Al netto delle ferie, il tasso di assenza è stato pari al 12,1%: il 9,2% in più di quello registrato nello stesso periodo dell'anno precedente.
Quasi la metà di chi non si presenta al lavoro lo fa presentando certificati medici: l'azienda ha registrato infatti una media di assenze per malattia del 5,9%, con un'impennata del 20,4% rispetto al 2016.
I NUMERI
L'Atac, al 31 marzo 2017, contava una forza lavoro complessiva di 11.590 unità. La fetta più grossa è costituita dagli autisti di bus e tram: poco più di 5.800. I macchinisti sono 500, gli addetti del servizio metro-ferro circa 800. Gli impiegati 1.450. Gli operai (del servizio di superficie e della metro) quasi 1.700. Ci sono poi gli addetti ai Servizi Ausiliari Mobilità (648) e quelli di supporto esercizio (628). Il tasso di assenza registrato tra gli autisti è stato del 11,9% (10,5% nel 2016): circa 700 assenti al giorno, di cui oltre 350 ammalati. I macchinisti assenti sono stati il 12,4%: una sessantina al giorno di cui la metà per indisposizione. In media è rimasto a casa anche l'11,4% degli impiegati (165 unità) di cui il 4% per malattia. Il tasso di assenza tra gli operai è stato invece del 9,7%. Percentuali più consistenti tra gli ausiliari della Mobilità e tra i tecnici di supporto al servizio. I primi hanno fatto registrare un'assenza media del 16,4% con l'8,6% di malati. Per i secondi invece il tasso si alza al 17,8% con l'8,2% di malati.
In un'azienda come l'Atac il cui numero di donne è pari a 1.403 unità (di cui 225 sono autiste) l'incidenza delle maternità sul totale delle assenze mensili è stato dello 0,74%. Per permessi della legge 104, ovvero per l'assistenza al familiare disabile o malato, si è assentato il 2,6% dei dipendenti. Lo 0,75% è rimasto a casa per infortunio, lo 0,8% per congedi parentali. Nel calderone delle assenze per altri motivi ricade invece l' 1,20% del totale.
IL RAFFRONTO
Poco lusinghiero per il personale dell'azienda di trasporti capitolina è il raffronto, sul fronte assenze, con i colleghi milanesi. Nell'Atm meneghina, un gruppo che conta un organico di 9.588 persone, nel primo trimestre dell'anno in corso il tasso medio di dipendenti che non si sono presentati al lavoro per motivi vari è stato dell'8,4%. Quasi 4 punti percentuali in meno di quello registrato a Roma.
In azienda arrivano i medici 5mila controlli anti-furbetti
Nel cifrario dei dipendenti Atac «inidoneo» è sinonimo di intoccabile. Quella dicitura stampata sul fascicolo dell'ufficio personale, di fatto, equivale a una garanzia sull'immutabilità della propria mansione. Sei impiegato? Nessuno ti può spedire al volante di un bus o nella cabina di guida di un treno metro, o ancora a dare la caccia ai portoghesi senza biglietto. Tra gli «inidonei», ovviamente, c'è gente che sconta problemi fisici piuttosto seri, incompatibili con incarichi operativi. Ma, sarà un caso, ogni volta che l'azienda ha rafforzato i controlli è venuto fuori che la gran parte degli «infortunati» stava benissimo. In attesa che il fenomeno venga studiato dagli esperti di miracoli e guarigioni prodigiose, la municipalizzata dei trasporti ha deciso di ordinare visite mediche di massa. Per quasi la metà dei suoi 11mila dipendenti.
ISPEZIONI ESTERNE
L'amministratore unico Manuel Fantasia ha deciso di appaltare a una ditta esterna le visite mediche per «il controllo dell'idoneità fisica e psico-attitudinale del personale addetto al comparto del trasporto pubblico». La commessa vale oltre 2 milioni di euro e metterà sotto osservazione «5.114 dipendenti all'anno», come si legge nel provvedimento firmato qualche settimana fa dal manager nominato dal M5S. Ogni «visita di revisione» costerà, in media, 285 euro. E la partecipata del Campidoglio potrà decidere se incrementare o diminuire il numero dei controlli fino al 20% in più o in meno nei prossimi 30 mesi, tanto durerà l'appalto. Fino ad oggi ad occuparsi delle visite sui dipendenti dell'Atac sono stati gli esperti del Cispi (Centro italiano Sicurezza, prevenzione e informazione), che avevano firmato una convenzione con l'azienda dei trasporti nell'aprile del 2014 per occuparsi della «sorveglianza sanitaria». L'accordo col Cispi è scaduto il 24 aprile scorso. Giusto qualche giorno prima l'azienda ha deciso di chiedere una proroga tecnica dell'appalto e i primi di maggio è arrivato il bando di gara europeo per organizzare le nuove ispezioni. Che avranno numeri molto più corposi rispetto al passato.
«GUARIGIONI» SOSPETTE
Già la scorsa estate, quando al timone della municipalizzata c'era l'ex diggì Marco Rettighieri e il capo del Personale era Francesca Rango, venne avviata una prima serie di controlli straordinari sui furbetti delle idoneità fisiche. Alle visite vennero accompagnati 160 dipendenti che anni prima avevano dichiarato problemi fisici tali da rendere impossibile il lavoro come autisti o come operai della manutenzione. E infatti l'azienda, proprio per rispettare queste indisposizioni, era stata costretta a ricollocarli dietro una scrivania, con mansioni impiegatizie.
Le ispezioni mediche però hanno fatto registrare miglioramenti ai limiti del sovrannaturale. Ai controlli dei camici bianchi dell'Atac, sotto la supervisione degli esperti del Cispi, si sono sottoposti oltre cento lavoratori con «inidoneità temporanee». Risultato? L'80%, si è scoperto, era in perfetta forma, tanto da tornare subito in cabina o in officina.
L'INCHIESTA
Anche tra i cosiddetti «inidonei definitivi», in molti, dopo la visita, hanno riconosciuto di essersi rimessi. Tanto da dover firmare con l'azienda un accordo transattivo per cambiare la qualifica: da «autista inidoneo» ad ausiliario del traffico, abbandonando quindi la scrivania. La vicenda, come raccontato dal Messaggero, è finita anche all'attenzione della Procura di Roma, a cui il vecchio management consegnò un esposto con i risultati degli esami, poco incline a credere a una propagazione di miracoli tra gli autisti.