PESCARA Qual è il peso che la popolazione assegna all'Abruzzo? A dispetto delle statistiche che ci vedono fra le regioni più pesanti d'Italia, come conseguenza di scelte alimentari dannose per la linea, quando il peso riguarda la percezione che i corregionali hanno dell'Abruzzo sui versanti economico e politico, il discorso cambia. E l'Abruzzo diventa leggerissimo, fanalino di coda delle regioni nelle due classifiche nazionali, detenendo rispettivamente il quartultimo posto per l'economia e il penultimo per la politica. L'indagine LaST (Laboratorio sulla Società e il Territorio) è stata condotta da Community media research e da Intesa Sanpaolo, dal 18 ottobre al 4 novembre 2016 su un campione della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. E su 12.785 italiani contattati, rappresentativi di tutte le classi sociali, età e cultura, a rispondere sono stati in 1.566. Fin qui i dati.
I risultati, fotografano una regione che di se stessa ha una ben scarsa considerazione: poco peso per la crescita economica e le scelte di ripresa e ancor meno per il valore e le capacità attribuite alla politica. La media nazionale sul peso economico percepito dalla popolazione è del 50,9%: e di fronte alla Lombardia (94,6%), al Veneto (89,1) e all'Emilia Romagna (86,8), in rappresentanza di un Nord trainante e produttivo, passando attraverso la Basilicata (eccezione delle regioni del Sud con il 47,5) e il Lazio (41,5), l'Abruzzo si colloca con un misero 2,5% al 17esimo posto, avanti solo alla Calabria, al Molise e alla Valle d'Aosta.
LE CHIAVI DI LETTURA
Passando alla politica, dove già la media nazionale si abbassa al 33,2%, la terra di Natali, Gaspari, e Spadaro, ha una considerazione dei propri politici e delle istituzioni che essi rappresentano, pari al 2,1 %. Dopo, solo la Valle d'Aosta (2,0) e pima, tutte le altre 18 regioni italiane, guidate da Toscana (82,4), Emilia Romagna (69,4) e Lazio (68,8).
Cosa succede agli abruzzesi? Hanno davvero una percezione tanto negativa della propria terra? «Forse, in parte. Ma i dati vanno letti in chiave generale». A rispondere per la parte sulla politica, è Antonello Canzano, docente di sociologia politica alla d'Annunzio. «È evidente che si è rotta quella fondamentale simmetria fra politica ed economia: la stabilità politica è garanzia di uno sviluppo e di un consolidamento economico, così come una buona economia porta una politica stabile». Per il resto, continua il politologo «l'instabilità politica che perdura in Italia da più di 20 anni ha accentuato sfiducia e discredito verso la classe dei governanti. Conosce i dati della fiducia degli italiani verso i sindaci, o i presidenti di regione? Non raggiungono il 20%».
I DATI REALI
Non si dice particolarmente stupita dal tipo di percezione che gli abruzzesi hanno della propria regione Augusta Consorti, docente di Economia aziendale a Pescara, ma ritiene importante sottolineare anche quei primi piccoli segni di ripresa economica: «Lunedì scorso Banca Italia ha presentato una relazione dalla quale emergono segnali di una prima inversione di tendenza». L'economista vuole guardare dentro un bicchiere mezzo pieno. «Spesso una comunicazione poco efficace non aiuta ad avere la giusta percezione della realtà. Vale anche in questo caso continua la Consorti quella regola nota in economia, per la quale sui cicli di sviluppo esercitano un impatto fondamentale le aspettative degli operatori e quindi dei cittadini. L'Abruzzo è oggi tra le regioni in transizione, abbandonando il gruppo di quelle in ritardo di sviluppo. E auspico che questi dati di miglioramento del quadro economico regionale, possano essere di aiuto per migliorare la percezione così negativa che gli abruzzesi hanno della loro regione». E in definitiva di loro stessi.