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Pescara, 15/05/2025
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Data: 30/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Quei messaggi troppo legati al passato di Pierpaolo Pietrucci(*)

E’ pesante la sconfitta riportata dal centrosinistra in Abruzzo, in particolare all’Aquila. Innanzitutto perché L’Aquila è il capoluogo, e assieme a Genova era la città più importante in cui si eleggeva al ballottaggio il candidato sindaco. A Genova, “città rossa”, come si diceva una volta, il centrosinistra ha perso. L’Aquila città rossa non è mai stata, ma qui il centrosinistra ha governato per dieci anni, in una fase storica cruciale, a cavallo di un terremoto che ha fatto vittime e drammi, che ha distrutto una città. Qui la classe dirigente del centrosinistra si è sobbarcata tutta la fase della ricostruzione, incontrando spesso ostacoli e incongruenze, riuscendo con merito a trovare soluzioni e costanza, in una situazione che per molti versi non aveva precedenti. L’operato che giungeva al giudizio dell’elettorato, che è sempre il riferimento sulla base di cui si confrontano i candidati alle elezioni comunali, era quindi visibile, decisivo. In tutta onestà non mi sento di dire che l’elettorato abbia bocciato quanto fatto dalla Giunta Cialente, dalla maggioranza, da chi ha governato a tutti i livelli in questi anni, perché tra mille drammi e problemi, l’onestà e i risultati sono stati visibili. Allo stesso modo tuttavia non credo sia corretto imputare le ragioni della sconfitta a una dinamica di smobilitazione dell’elettorato, che si sarebbe rilassato dopo un risultato al primo turno apparso di largo vantaggio. Il centrodestra ha vinto ovunque, in città, e ha vinto con un candidato che ha impostato il messaggio sulla volontà di voltare pagina, al netto ovviamente della propaganda, degli attacchi e delle forzature della campagna elettorale. Il “voltare pagina” è una costante del dato nazionale, e all’Aquila, in questi ultimi anni laboratorio politico per eccellenza, la sollecitazione è stata raccolta dal centrodestra unito attorno a un candidato giovane, fresco, pulito. Come non vedervi un segnale per i futuri scenari nazionali? Credo perciò che in tutta onestà il centrosinistra debba avviare una riflessione profonda, persino spietata. Ammettere gli errori è il primo passo per non commetterli nuovamente, e non vorrei che con le primarie per l’elezione del segretario nazionale del Partito democratico si sia voluta nascondere attraverso un plebiscito la polvere sotto il tappeto. Non chiudiamo gli occhi come abbiamo fatto all’Aquila dopo le primarie per la scelta del candidato sindaco, quando la grande partecipazione sulla contesa tra due volti nuovi come Americo e me doveva essere interpretata come una voglia di discontinuità. Vi ha fatto invece seguito una campagna elettorale troppo incentrata, nei metodi e nei messaggi, sulla passata esperienza amministrativa. Nessuno vuole rinnegarla, qui: ma forse la fase nuova richiedeva anche un passo più sciolto, libero. All’Aquila con tutta probabilità ci è stato chiesto l’inizio di un nuovo viaggio, non la prosecuzione di uno che si è esaurito, e il centrodestra ha saputo offrirlo, sebbene naturalmente con tutti i vantaggi derivanti da chi è stato tanti anni all’opposizione, e non deve spiegare le proprie scelte. L’insegnamento dell’Aquila deve valere qui, ma anche come accennato sul livello nazionale. Il “voltare pagina” deve essere concreto, tangibile, nei modi della politica, che deve imparare a essere franca, onesta, e nelle istanze, che devono tornare a essere quelle delle persone. La verità, lo dico spesso, è sempre rivoluzionaria. Il centrosinistra riparta da questa semplice constatazione.
(*) Consigliere regionale Pd

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