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Pescara, 07/10/2024
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Data: 17/03/2018
Testata giornalistica: L'Huffington Post
Dopo il 4 marzo anche la Cgil cambi. Il voto parla anche a noi. Il Congresso Cgil dovrà essere di forte innovazione e di cambiamento. Ci guidi il merito e non l'appartenenza politica a questo o a quel partito, anche perché è ormai conclamato che la nostra base sceglie cosa votare a prescindere da noi di Ivan Pedretti (*)

Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia o fare finta di niente. Il voto del 4 marzo parla anche a noi e ci spinge necessariamente a guardare in modo diverso al futuro del Sindacato.

Non possiamo sottovalutare quanto è successo ma dobbiamo interpretare e comprendere la forte richiesta di cambiamento che è venuta fuori dalle urne.

Una richiesta di cambiamento che ben rappresenta il disagio sociale nel quale versa una parte importante del paese che chiede discontinuità e delle risposte che evidentemente fino ad oggi non ha ricevuto, al nord come al sud.

Non mi convince chi oggi tra di noi si spertica a dire "ve lo avevo detto" perché rivendica di conoscere meglio di altri gli operai. Così come non mi convince chi si diletta a discutere su quale governo sarebbe meglio fare e con quali alleanze.

Non spetta a noi e non è il nostro mestiere. Questo ruolo lasciamolo alla politica e alle istituzioni del paese. Occupiamoci piuttosto di rafforzare la nostra autonomia e di vincolare il nostro giudizio al solo merito delle questioni.

Quello che dovremo fare è incalzare chi ha ricevuto il consenso degli elettori su quale idea ha del paese, su che cosa intende fare per il lavoro dei giovani, su come pensa di affrontare il disagio sociale, l'emorragia degli investimenti e la tenuta dell'universalità del nostro sistema di welfare.

Così come allo stesso tempo dovremo assolutamente incalzare le imprese pretendendo da loro che la finiscano di scambiare gli aumenti salariali con le defiscalizzazioni, con i benefit e con il welfare contrattuale che sostituisce quello pubblico. Che si paghino di più i lavoratori perché nel paese c'è una questione salariale che abbiamo tutti smesso di affrontare da troppo tempo.

Ci guidi quindi il merito e non l'appartenenza politica a questo o a quel partito, anche perché è ormai conclamato che la nostra base sceglie cosa votare a prescindere da noi.

Riportiamo il cuore della nostra azione sul territorio, laddove si trovano ed esplodono i problemi delle persone. Rimettiamoci in sintonia con i bisogni e le necessità dei lavoratori e dei pensionati.

Per fare tutto questo abbiamo una grande occasione, rappresentata dal Congresso che la Cgil si appresta a tenere. Ecco, questo Congresso dovrà essere di forte innovazione e di cambiamento. Dovrà servire inoltre a costruire un nuovo gruppo dirigente che si fondi sull'autonomia del proprio pensiero e non sull'obbedienza, sull'innovazione e non sulla continuità. Ce lo diceva con queste esatte parole Riccardo Terzi, storico e illuminato dirigente sindacale che ci ha lasciati poco tempo fa. È utile rileggerle e riprenderle perché sono di una straordinaria attualità e ci indicano ancora oggi con estrema lucidità la strada che dobbiamo seguire.

(*) Segretario generale dello Spi-Cgil

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