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Data: 17/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, licenziati i finti malati. Certificati falsi e doppio lavoro: 11 autisti licenziati. Malattie, permessi e visite a casa un conducente su 8

«Scusate, mio figlio non si sente bene, non posso proprio venire al lavoro...». E nella cabina di guida del bus non si presentava nessuno. Poi si è scoperto che il certificato medico era fasullo e di casi così, all'Atac, la più grande partecipata dei trasporti d'Italia, ne stanno venendo fuori a iosa, da quando la nuova governance, guidata dal presidente e ad Paolo Simioni, ha dichiarato guerra agli assenteisti. Battaglia difficile, in un ente pubblico da 11 mila dipendenti dove il potere dei sindacati (e della politica) si è sempre fatto sentire e certi malcostumi, per anni, sono stati tollerati senza colpo ferire. Provò a grattare via queste incrostazioni ormai insopportabili per un'azienda con un debito miliardario e l'efficienza ai minimi termini, il vecchio direttore generale, Marco Rettighieri, prima di entrare in rotta di collisione con la giunta M5S ed essere accompagnato alla porta dopo pochi mesi di mandato.
Ora ci riprova Simioni, nominato insieme ai membri del cda a fine 2017, dopo la parentesi di Manuel Fantasia, l'ingegnere nucleare scelto in prima battuta da Raggi, appena insediata a Palazzo Senatorio. La cura Simioni, su questo fronte, sta dando risultati. In pochi mesi tra licenziamenti già protocollati, sospensioni e atti di destituzione, 11 assenteisti sono stati allontanati. E i controlli andranno avanti, pare di capire, perché le situazioni opache da setacciare non mancano, a partire dal plotone di autisti che si dichiarano inidonei a guidare un bus e che miracolosamente, ogni volta che partono visite mediche in batteria, si scoprono in buona parte guariti.
ATTI FALSIFICATI
Per i certificati taroccati, tre dipendenti sono stati licenziati e altri tre sono stati sospesi, il primo step per arrivare al licenziamento. Due avevano alterato i certificati dei figli.
Per altri casi di assenteismo sono stati licenziati 2 dipendenti e in 3 hanno ricevuto un provvedimento di destituzione, che è l'ultimo atto prima che l'allontanamento diventi definitivo. In questa casistica, per così dire, rientra anche una categoria di lavoratori che in Atac è sempre andata forte: i doppiolavoristi, quelli cioè che durante la giornata fanno gli autisti o i macchinisti e poi svolgono una seconda mansione, per arrotondare, senza dichiararlo all'azienda (sarebbe obbligatorio, invece). Uno dei licenziati è un meccanico che all'officina dell'Atac si dava malato e poi lavorava in privato come carrozziere. Oppure sfruttava i permessi della legge 104, quelli con cui, in teoria, si dovrebbe assistere un parente disabile. Insomma, passava la giornata ad armeggiare sì con paraurti, montanti e cofani, peccato che non fossero quelli dei malandati bus della partecipata romana, che ne avrebbero avuto sicuramente bisogno, ma quelli delle auto private che i clienti parcheggiavano nel suo garage. Mansione, evidentemente, più remunerativa. Ora, libero dall'impegno nella società comunale, potrà concentrarsi solo su quella, di mansione. Lo stesso potrà fare un altro dipendente che in via Prenestina lamentava spesso problemi di salute e invece di stare a letto passava il tempo a riempire di cioccolato coni e coppette come gelataio. E a fine mese, doppio bonifico. Ora però, almeno allo stipendio pubblico, dovrà rinunciare.

Malattie, permessi e visite a casa un conducente su 8

Malattie, permessi straordinari e poi visite mediche e ferie. C'è sempre un valido motivo almeno formale per lasciare fermi gli autobus di Roma o bloccare le autofficine già malandate perché sprovviste di strumenti e pezzi di ricambio. Una lenta ma pur costante epidemia che da anni si è abbattuta sull'Atac, l'azienda municipale di trasporti. Contro la quale nessuna terapia sembra valida. Sono i dati sulle assenze tra le varie categorie professionali dell'azienda, e relativi al primo trimestre 2018, a dimostrarlo. Numeri e percentuali da capogiro che fanno sgranare gli occhi se poi vengono confrontati con quelli raccolti nel medesimo periodo dell'anno precedente.
Ecco lo scenario della municipalizzata sommersa dai debiti e a un passo ipotetico dal fallimento: cabine guidatori senza autisti, vagono fermi, banchine deserte e gabbiotti di controllo senza personale.
I DATI
La categoria neanche a dirlo che svetta in cima alle assenze è quella degli autisti. Siano essi quelli dei bus o della metropolitana. Dal primo trimestre dello scorso anno allo stesso periodo del 2018 il tasso di assenteismo è cresciuto del 10,9%. Il risultato? Ogni giorno, in media, dei 5.739 autisti assunti ne resta a casa il 13,2% ovvero 797 dipendenti. Non va meglio sul fronte del trasporto metropolitano dove tra autisti e controllori risultano in servizio 1.300 dipendenti ogni giorno 204 restano lontano dal posto di lavoro. Questo ha portato dal 2017 al 2018 a far aumentare del 26,6% il tasso di assenteismo.
E se un autobus si rompe? Si ferma in mezzo alla strada? Se dentro ai vagoni o ai mezzi l'aria condizionata non funziona? Chi è che pensa a sistemare i guasti nelle varie officine disseminate sul territorio della Capitale? Un gruppo ristrettissimo di lavoratori.
SOS OPERAI
Per i dipendenti che operano per il ripristino dei mezzi di superficie il tasso di assenteismo dal primo trimestre 2017 a quello del 2018 è aumentato del 24,7% mentre tra quelli che pensano ai guasti della metropolitana la stessa percentuale è cresciuta dell'8,9%. Tradotto in numeri e in assenze giornaliere su 882 operai di superficie non lavorano in 115 e per quanto riguarda la manodopera destinata alle metropolitane risultano assenti 75 dipendenti su 777 complessivi.
UFFICI DESERTI
Neanche dentro agli uffici la situazione va meglio. Tira una brutta aria nelle autorimesse e anche nel centro principale dell'azienda, in via Prenestina. Benché più semplice, almeno dal punto di vista della fatica fisica, un altro fronte ben compatto si tiene lontano da scrivanie, computer e pratiche. Con il risultato ultimo di far ritardare procedure o atti burocratici. Gli impiegati assunti in Atac alla data del 31 marzo 2018 sono 1.201. Di questi però il 12% in media non timbra il cartellino e non entra in ufficio. Quanti quelli che sempre per gli analoghi motivi (ferie o malattie) non lavorano? Sono 144.
La loro assenza è legata a doppio filo con quella dei quadri e dei dirigenti anch'essi avvezzi a disertare spesso e volentieri le scrivanie. Il ragionamento di molti impiegati quasi fosse una giustificazione credibile è questo: «ma se il mio capo non c'è posso prendermi una pausa anche io». Ogni giorno su più di 200 figure apicali ne restano a casa una ventina. Alla fine il tasso di assenteismo complessivo dal primo trimestre del 2017 allo stesso periodo di quest'anno è aumentato del 13%.

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