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Data: 15/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Colle: il Paese ha diritto a infrastrutture moderne Ma i ministri sono divisi

ROMA Il crollo di Genova, le decine di vittime sotto i tronconi mutilati del viadotto Morandi, riaprono dolorosamente lo scontro sulle grandi opere. Proprio nei giorni in cui il governo giallo-verde dibatte e si divide sul destino dell'Alta velocità Torino-Lione e il gasdotto Tap. I grillini sono per il ni, la Lega è per il sì.
L'approccio del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, è necessariamente prudente. Sono ore in cui si cercano i superstiti, si assistono i feriti e piangono i morti e vanno individuate le responsabilità. Eppure, l'esponente 5Stelle - contrario a Tav e Tap - qualcosa già la dice: «Chi dice che il MoVimento è contro le grandi opere si sbaglia di grosso. Noi siamo contro le grandi opere inutili che sono una mangiatoia di soldi pubblici. Quelle utili come la manutenzione e la verifica per la messa in sicurezza devono essere fatte e noi le faremo e faremo anche nuove opere alternative a quelle presenti che sono troppo vecchie». In sintesi: sì alla manutenzione (Toninelli parla di un «grande piano Marshall con investimenti svincolati dai parametri europei»), sì alla sostituzione di strade e viadotti che presentano criticità. Silenzio sulle altre grandi infrastrutture.
Ma si fa sentire il presidente Sergio Mattarella che parla di «disgrazia spaventosa e assurda», chiede «un esame serio e severo delle cause» e lancia un appello a rimboccarsi le maniche, superando di fatto la logica dei veti pentastellati: «Gli italiani hanno diritto a infrastrutture moderne ed efficienti che accompagnino con sicurezza la vita di tutti i giorni. I controlli, la cultura della prevenzione e l'intelligente ammodernamento del sistema delle comunicazioni, devono essere sempre al centro dell'azione delle istituzioni pubbliche e dei concessionari privati, a tutti i livelli».
«LA GRONDA UN PRETESTO»
Nessuno tra i 5Stelle commenta il capo dello Stato. Ma nel MoVimento c'è allarme: «Ora sfrutteranno la storia della mancata realizzazione della Gronda autostradale di Ponente per accusarci», dice un ministro pentastellato che chiede l'anonimato. «In realtà quell'opera pubblica non è stata bloccata dai comitati di protesta dei cittadini, ma perché Autostrade non aveva i soldi necessari. In più, questo è un Paese dove non si è fatto nulla per spostare il trasporto delle merci dalla gomma a ferro e mare, perché bisogna consumare benzina per rastrellare soldi con le accise».
Il riferimento è all'altolà di Beppe Grillo, datato 30 settembre 2012. Quel giorno, al Circo Massimo, il capo grillino mise a verbale: «Dobbiamo fermarli con l'esercito». E nel blog venne scritto: «A Genova ancora una volta assistiamo all'attacco del partito del cemento per realizzare un'opera completamente inutile». Una linea sostenuta nel Consiglio comunale di Genova dal gruppo 5Stelle e dallo stesso Toninelli che in una recente audizione parlamentare ha annunciato «una revisione complessiva, che contempli anche l'abbandono del progetto» della Gronda.
L'OFFENSIVA LEGHISTA
Il leghista Massimo Garavaglia, viceministro dell'Economia, parte infatti proprio da qui, dalla Gronda: «La tragedia di Genova non deve diventare un pretesto per non fare le grandi opere, ma per farle e farle bene. Ciò che è accaduto dimostra che le opere infrastrutturali servono: se fosse stata fatta la Gronda di ponente non ci sarebbero stati questi morti». Ancora: «C'è un pregiudizio» coltivato dai 5Stelle, «sull'alto costo di realizzazione a chilometro. E' vero che in Italia costruire le grandi opere costa di più. Questo però succede perché da noi si fanno le compensazioni ambientali: nel mio paese, Marcallo con Casone dove facevo il sindaco, quando è stata realizzata l'alta velocità Milano-Torino non un solo cittadino si è lamentato. La ragione? La situazione, a opera conclusa, è risultata migliore di quanto fosse prima dell'intervento». Sulla stessa linea il sottosegretario allo Sviluppo, Armando Siri: «Questo non è il momento delle polemiche e non intendo farne. E' però innegabile che si doveva fare la Gronda. Le grandi opere vanno realizzate, bisogna superare chiacchiere e i veti».

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