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Data: 14/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Marsilio, per ora fuori una lista

L'AQUILA Si decideranno oggi, in via definitiva, le sorti delle liste presentate per le prossime regionale del 10 febbraio. Alle 9, infatti, si riuniranno gli Uffici circoscrizionali nei vari tribunali capoluogo di provincia per ascoltare, eventualmente, i delegati delle liste contestate o modificate e ammettere nuovi documenti o un nuovo contrassegno. I casi sul tavolo sono essenzialmente due: l'ammissibilità della lista Popolo della famiglia-Popolari per l'Italia, collegata al candidato presidente del centrodestra, Marco Marsilio, e quella del simbolo di Abruzzo Insieme, la lista collegata a Giovanni Legnini ispirata da Donato Di Matteo, che nel simbolo riporta il logo di Abruzzo futuro di cui Carlo Masci, esponente del centrodestra, reclama la titolarità. Per quanto riguarda il Popolo della famiglia, ieri sera i delegati della lista hanno ricevuto il provvedimento di non ammissibilità dell'Ufficio circoscrizionale motivato dalla mancanza delle firme necessarie; c'è tempo 24 ore dalla comunicazione (quindi entro oggi) per inoltrare ricorso all'Ufficio centrale regionale. Gli stessi delegati fanno sapere di essere in contatto con il livello nazionale per valutare il da farsi. Quanto al caso di Abruzzo Insieme, stamattina alle 9 Masci è stato convocato in tribunale per essere ascoltato, prima della decisione. La presenza di loghi nel simbolo relativamente a movimenti già presenti in consiglio esclude dall'obbligo di raccolta delle firme. Sul fronte politico tiene banco il caso Udc. Ieri Marsilio, dall'Aquila, aveva lasciato aperta una finestra per la ripresa del dialogo qualora si fossero ritirati sia Marianna Scoccia (moglie di Andrea Gerosolimo) che Mario Olivieri, inseriti in extremis, a quanto pare, non rispettando gli accordi. Ma la stessa Scoccia, in un post, ha confermato la volontà di voler andare avanti: «Mi stanno attaccando perché sono la moglie di Gerosolimo. Un attacco vile, razzista, sessista e provocato solo dall'invidia. Un veto violento, perché la Lega aveva bisogno di essere coerente e non candidare nessuno che avesse amministrato con il centrosinistra». Rigettate le richieste di ritiro della candidatura di Cosimati e Cipolloni.

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