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Pescara, 27/04/2024
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Data: 01/08/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Dux, per il governo non è un caso politico. Il sottosegretario Sibilia risponde a D'Alessandro: stiamo approfondendo, ma si tratta di una semplice operazione di pulizia

PESCARA Non c'era dolo. Non c'era disegno politico. Men che meno c'era la voglia di fare da sponda ai (non pochi) nostalgici del ventennio fascista. È questa l'opinione del governo sulla polemica che ha tenuto banco in Abruzzo, e non solo, sotto la canicola africana di luglio: l'apparizione, o meglio, la riapparizione sulla "penna" di Villa Santa Maria, nota in tutto il mondo come il paese dei cuochi, della scritta Dux (4 metri di altezza per 3 metri di larghezza), sovrastata dall'indicazione della data: AXVIII (anno 18° dell'era fascista). Ieri il ministero dell'Interno ha risposto in Commissione Affari Costituzionali attraverso il sottosegretario Carlo Sibilia (M5S) all'interrogazione "urgente" del deputato Pd Camillo D'Alessandro. Il sottosegretario ha precisato che «sull'intera vicenda sono in corso approfondimenti da parte degli organi competenti», ma ha smussato molto, se non del tutto, la portata politica dei fatti, derubricati a mero effetto collaterale delle operazioni di pulizia del costone roccioso che il Comune sta portando avanti per la realizzazione dei 52 percorsi di arrampicata che si aggiungeranno ai 19 già realizzati. Il testo letto in Commissione dal sottosegretario Sibilia arriva dopo la relazione dei carabinieri di Chieti inviata alla Prefettura e poi girata al ministero. Lunedì scorso, infatti, il colonnello Florimondo Forleo ha fatto un sopralluogo a Villa Santa Maria insieme al prefetto Giacomo Barbato. I militari dell'Arma hanno ricostruito nel dettaglio la cronistoria della contestata incisione, raccogliendo le testimonianze degli anziani residenti e acquisendo documentazione fotografica. Ecco i passaggi chiave. La scritta Dux viene parzialmente coperta alla fine della seconda guerra mondiale, ma già a distanza di poco tempo scatta la ripulitura. Negli anni successivi, il fatto che sia visibile o meno è legato alla quantità di muschio che cresce nella parte incisa sulla roccia. Una foto scattata nel 1985, ad esempio, dimostra che in quell'anno la scritta risalta chiaramente sul costone. Tra il 1995 e il 2013 vengono eseguiti i lavori di consolidamento, pulizia e messa in sicurezza della "penna" che incombe sul centro abitato: l'investimento di oltre 4 miliardi di lire è a carico di Protezione civile e Regione. La polvere riduce di parecchio la visibilità della scritta. Ma successivamente, con le piogge, l'incisione torna a intravedersi. Il resto è storia recente. Nel 2015 il sindaco Giuseppe Finamore porta avanti un progetto che prevede la realizzazione di 52 percorsi di arrampicata con l'obiettivo di valorizzare il territorio dal punto di vista turistico. Nell'intervento è compresa la pulizia della roccia da cespugli, rami e muschio. Così il sindaco racconta che, approfittando della presenza dei rocciatori che aprivano nuove vie, ha pensato di farla ripulire senza nessun intento e significato politico, né tanto meno nostalgico. Una scelta condivisa dalla maggioranza dei residenti, che considera la scritta un patrimonio storico da conservare.Questi i fatti. Quanto alla natura politica del gesto, il sottosegretario l'ha smontata sottolineando che non sarebbe comunque passata inosservata, data «l'alta attenzione e l'attività di prevenzione» che il ministero dell'Interno pone «per contrastare efficacemente comportamenti illeciti di gruppi e fazioni che si ispirano a principi del nazifascismo e della discriminazione razziale». L'attività di prevenzione sarebbe quindi scattata anche nel caso di Villa Santa Maria, giacché, ha chiuso Sibilia, «le forze di polizia presenti sul territorio svolgono un costante monitoraggio dei contesti e degli ambienti connotati da estremismo politico». Sarebbe stato dunque facile «intercettare per tempo e prevenire il compimento di qualsivoglia illegalità». Su questa tesi, per la verità, conviene anche l'interrogante Camillo D'Alessandro che però precisa: «Il punto è la cessione allo sdoganamento che tende a sminuire il valore simbolico di un marchio della propaganda fascista (che non ha nulla a che fare con opere o arredi dell'era fascista), a tal punto che il sindaco ha auspicato che per Villa Santa Maria possa essere addirittura un attrattore turistico». Per D'Alessandro, Dux è parola da maneggiare con tutte le precauzioni del caso. Altrimenti, come ha detto qualcuno nel corso dell'accaldato dibattito, si rischia di fare di Villa Santa Maria «una seconda Predappio». Un'improbabile Predappio abruzzese.

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