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Data: 22/01/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Così cambia il pubblico impiego. Il contenuto degli 11 decreti del governo: guerra ai furbetti, scure sulle partecipate e digitalizzazione

ROMA Undici decreti che dovrebbero cambiare il volto della Pubblica amministrazione e il rapporto tra lo Stato e i cittadini. Dalle norme sui licenziamenti per i “furbetti” del cartellino al provvedimento “sblocca-burocrazia” che dovrebbe dimezzare i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, alla creazione del domicilio digitale per ogni cittadino che attraverso un “Pin” unico potrà “dialogare” con gli uffici pubblici. Il giorno dopo il “sì” del Senato alla riforma costituzionale del bicameralismo, ieri il premier Renzi e i ministri Madia e Giannini hanno illustrato il pacchetto di decreti in attuazione della legge delega sulla pubblica amministrazione varati durante una maratona notturna in Consiglio dei ministri. Ora i decreti dovranno passare al vaglio del Parlamento. Nel menù delle misure messe in cantiere dal governo la più attesa era quella che contiene i provvedimenti che dichiarano guerra agli assenteisti, che prevede anche la responsabilità penale, e quindi il rischio del carcere, per il dirigente che non prende provvedimenti contro i “fannulloni”. Non c’è dubbio che la stretta sui licenziamenti dei dipendenti pubblici, con norme più severe rispetto alla vigilia sarà il punto dove si preannuncia battaglia in Parlamento. Ma tra le misure messe in cantiere c’è anche il taglio delle partecipate statali che secondo Renzi «sarà immediato». Dalle attuali 8mila, il governo ne prevede solo mille. Altri decreti disciplinano la trasparenza sugli stipendi dei manager statali; il riordino delle funzioni degli organi di polizia con l’assegnazione di un solo numero per le emergenze, il 112; la riforma delle autorità portuali che passeranno da 24 a 15 e l’accorpamento del corpo Forestale ai carabinieri con la nascita del Comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Confermato il rinvio del decreto che prevedeva il taglio delle camere di commercio. «Aspettiamo di vedere i testi di questa sequenza di decreti, poi daremo delle valutazioni più precise», è stato il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Critico anche Maurizio Bernava segretario confederale della Cisl. «Se il ministro Madia vuole realmente modernizzare la pubblica amministrazione, deve aprire il confronto sui decreti attuativi, ma soprattutto sul contratto dei dipendenti pubblici, in particolare la contrattazione di secondo livello. È lì - avverte Bernava - che si stabiliscono regole e modelli sindacali moderni che permettono al lavoratore di contribuire e partecipare attivamente alla necessaria riforma della pubblica amministrazione». Insomma, per i sindacati senza coinvolgere chi lavora negli enti e uffici pubblici, non sarà possibile cambiare davvero la Pubblica amministrazione. Critiche ai decreti anche dalle opposizioni, soprattutto da Forza Italia. E a chi gli ha fatto presente le norme sui licenziamenti degli assenteisti c’erano già, varate dall’ex ministro Brunetta, Renzi ha risposto: «Ma le nostre sono più efficaci». La parola ora al Parlamento.

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