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Pescara, 19/04/2024
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Data: 10/06/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tria: «Convinceremo Bruxelles sul debito Mini-Bot caso chiuso». Conte avverte i suoi vice: dialogo con la Ue o lascio. L’asse tra premier, Tria e Colle contro gli anti Bruxelles. Giorgetti o Moavero per la Commissione. Oggi o domani il vertice sulla fase 2. Salvini e Di Maio irritati, ma non vogliono le urne

ROMA Prudente ottimismo sull'intesa con Bruxelles, nessun interesse al tema dei Mini-Bot che non fa parte dell'agenda di governo. Da Fukuoka (Giappone), dove ha partecipato alla riunione del G20, ieri il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha delineato la sua linea di politica economica anche in vista del vertice di governo in programma per questa sera ( o forse più probabilmente domani mattina) tra Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Sul tema più importante, quello della trattativa con l'Unione, il ministro ha ribadito la propria versione: le richieste della Commissione europea saranno centrate senza bisogno di manovre aggiuntive, semplicemente grazie ad un deficit ridotto da maggiori entrate (tributarie ed extratributarie) e dai risparmi su Quota 100 e Reddito di cittadinanza. In virtù di questi andamenti più favorevoli, che erano stati segnalati alla Ue nel dossier sui fattori rilevanti relativi al debito pubblico, il rapporto deficit/Pil dovrebbe scendere al 2,1-2,2 per cento, ovvero non troppo lontano dal livello che era stato concordato lo scorso dicembre. Secondo il ministro dell'Economia, questi valori nominali sarebbero però migliori, nei termini strutturali previsti dalle norme europee, perché nel frattempo si sono deteriorate le prospettive economiche. La conclusione è insomma è speranzosa: «Sono sicuro che troveremo una soluzione». A dare atto dell'impegno di Tria ci ha pensato il commissario europeo Pierre Moscovici, anche lui presente a Fukuoka: «Ho avvertito veramente che il ministro Tria è conscio di quello che deve fare», ha detto.
LA POSIZIONE
Quanto ai Mini-Bot, la posizione del ministro non è cambiata nonostante le repliche che sono arrivate dalle forze politiche, in particolare dai due vicepremier. «Non credo se ne parlerà ancora, fin qui abbiamo discusso di alcune opinioni, ma non è una questione che andremo a trattare a livello di governo», è la sintesi del ministro dell'Economia. Dunque, dal suo punto di vista capitolo chiuso. Non la pensa così Alessandro Di Battista, il quale ricordando che il tema era stato inserito nel contratto di governo, si chiede a chi risponda Tria. Naturalmente Tria si trovava in Giappone per occuparsi di temi diversi: le discussioni con i colleghi, sia quelle nelle sessioni sia i bilaterali, si sono concentrate sulle questioni che si presentano più preoccupanti a livello internazionale, dal rischio di guerre commerciali alla Brexit. La stessa visione di quel che è successo è arrivata dal governatore della Banca d'Italia. «Si è parlato di questioni strutturali, più che congiunturali», ha detto Visco aggiungendo che «si è dato per acquisito che abbiamo avuto un rallentamento da cui si sta uscendo, a meno che i rischi di protezionismo o geopolitici non rendano più difficile il ritorno a un passo economico sostenuto».Nel comunicato finale è stato scelto un linguaggio sfumato, che mette sotto traccia i contrasti esistenti. «Le tensioni commerciali e geopolitiche sono intensificate. Continueremo ad affrontare questi rischi e ad essere pronti ad agire per adottare ulteriori azioni» è la formula scelta. In modo più netto si è espressa Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, secondo la quale i dazi Usa-Cina, comprese quelli incrementati lo scorso anno, potrebbero ridurre il livello del Pil globale dello 0,5% nel 2020 ovvero di circa 455 miliardi di dollari statunitensi.


ROMA L'intenzione di affondare il coltello non c'è. A Bruxelles in questi giorni si discute molto di nomine, oltre che di Brexit, e il problema dei conti pubblici italiani può continuare a restare sullo sfondo a patto che il governo Conte si mostri disponibile a trovare una soluzione con la Commissione. Questo è il ragionamento che in via XX Settembre, sede del ministero dell'Economia, si continuava a ripetere anche ieri, giornata di silenzio per i due vicepremier che stasera, o più probabilmente domani, incontreranno a palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte.
I PATACONES
Un vertice molto annunciato, e altrettanto atteso, che dovrebbe disegnare la fase2 del governo gialloverde. Però, prima di stendere le priorità dei prossimi mesi, Conte vuole vederci chiaro sulle intenzioni dei due leader di andare avanti. Il banco di prova, o la prova d'amore nei confronti dell'esecutivo, è a portata di mano e si chiama procedura d'infrazione. Alla lettera della Commissione Ue l'Italia è chiamata a rispondere a breve aprendo di fatto una trattativa con Bruxelles complicata ma non senza speranza. Importante, per Conte e il ministro Tria, poter trattare con i commissari Ue potendo contare sulla compattezza della maggioranza e del governo. Questa era la richiesta fatta solo una settimana fa dal presidente del Consiglio e alla quale i due vice hanno dato risposte quantomeno contraddittorie. Alle rassicurazioni verbali sono infatti seguite polemiche e bordate. Su tutte quelle relative all'idea dei mini-Bot lanciata dalla Lega e ribadita con una mozione dal Parlamento. Una sorta di «soldi del Monopoli», o novelli patacones argentini, che dovrebbero servire per pagare - come appunto si fece nel 2001 a Buenos Aires - i debiti della pubblica amministrazione e che non a caso piacciono molto al sudamericano Di Battista. Ieri, parlando dal G20 giapponese, Giovanni Tria ha però tenuto il punto dicendo che il tema dei mini-Bot non è argomento di governo.
Una sconfessione piena degli auspici dei due vicepremier che fingono di non sapere che i ritardati pagamenti dello Stato sono dovuti ad una mancanza di risorse che non è possibile supplire stampando moneta a meno che non si decida di portare l'Italia fuori dall'euro. Premier e ministro dell'Economia condividono la stessa linea e, supportati anche dal Quirinale, intendono convincere Bruxelles che non serve una manovra correttiva ma solo una sistemazione tabellare di alcune voci del bilancio pubblico per rientrare nei parametri. L'idea è di dirottare i risparmi di Reddito e Quota100 sul deficit e promettere che non ci saranno risorse aggiuntive per sanità e pubblico impiego. In questo modo, secondo la Commissione, l'Italia non rientrerà subito nei parametri del 2,1% ma resterà poco sotto il 3% in modo da evitare la procedura e rimandando alla legge di Bilancio di ottobre - e alla nuova Commissione - ulteriori trattative e possibili limature.
Se è questa la cornice di disponibilità che la Commissione è destinata a concedere, Conte e Tria poco comprendono le intemerate dei due vicepremier in grado solo di allarmare i mercati e scoraggiare gli investitori. Trattare con Bruxelles, ma arrivare comunque ad un accordo, è la linea che Conte vuole proporre ai due leader e sulla quale non intende mollare, anche a costo di dover cedere il passo. Anche se Di Maio e Salvini continuano a marcarsi stretto - e poco gradiscono dover fare i conti con un premier in grado di dettare, dopo mesi, una strategia autonoma - è complicato per loro sfilarsi senza dover rischiare di restare con il cerino in mano in un momento particolarmente delicato per il Paese.
IL MONOPOLI
Il vertice è la prima occasione che i tre hanno per guardarsi negli occhi dopo il ribaltone sancito dalle elezioni Europee. Salvini intende dettare l'agenda della Fase2 e lo fa già con la riunione del consiglio dei ministri di domani dove verrà varato il secondo decreto-sicurezza. Il via libera definitivo alla Tav, come le intese sull'autonomia e il possibile rimpasto con la sostituzione dei ministri Grillo e Toninelli, rappresentano per il M5S un boccone amaro, ma forse l'unico in grado di poter permettere al governo di andare avanti per qualche altro mese. Il vertice a tre seguirà l'incontro che Conte ha oggi con il tedesco Weber che il Ppe candida per la guida della Commissione. L'Italia ha pronti due possibili candidati per la poltrona di commissario, il ministro Moavero Milanesi e il sottosegretario Giorgetti, ma è ancora molto incerta la delega che sarà assegnata all'Italia.

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