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Pescara, 26/04/2024
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Data: 29/12/2015
Testata giornalistica: Mapero'
Dirigenti signorsì di Lilli Mandara

Vanno e vengono i dirigenti della Regione Abruzzo, e c’è un preciso perché. Caputi e Picardi, per esempio. La storia comincia qualche mese fa. Con un taglio a metà.

Trasporti e turismo: li spacchetta, facendo un’acrobazia perché i dipartimenti sono a numero chiuso. Ma soprattutto per fare un dispetto al direttore plenipotenziario Giancarlo Zappacosta, che non è esattamente un signorsì, anzi tutt’altro e che fino a quel giorno ha gestito sia i Trasporti che il Turismo e la Cultura. Epperò siccome un dispetto non si confessa, e siccome ai Trasporti un superdirettore ci vuole eccome, uno bravo, un tecnico, che si dedichi anima e cuore e a tempo pieno al sistema portuale abruzzese, ai piani regolatori portuali di Ortona e Pescara, ecco che due mesi fa il governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso si inventa la divisione del Dipartimento Trasporti e cultura in due non più dolci metà.

Zappa acconsente, a patto che lì ci vada un supertecnico, magari un ingegnere e sicuramente non ci vada Carla Mannetti, la dirigente di destra riconvertita da D’Alfonso. Esce il bando, rispondono in tanti. Il presidente sbandiera ai quattro venti che prenderà un ingegnere, mica bruscolini. I dipendenti del dipartimento trattengono il respiro, la Mannetti incombe.

E invece. Invece a sorpresa D’Alfonso nomina Maria Antonietta Picardi, che ai Trasporti c’è sempre stata, anche se nessuno l’ha mai notata. Una dirigente understatement, sotto traccia, persino restia alle diavolerie della modernità: non ha un profilo facebook (che per il presidente molto social è un demerito) e nemmeno whatsapp. Tanto che i giornali che hanno pubblicato la notizia della sua nomina hanno usato la foto dell’omonimo sostituto procuratore dell’Aquila. Insomma, una docile funzionaria che a detta di molti, mai avrebbe potuto aspirare a cotanto incarico. Però molto devota al presidente.

I maligni dicono che sia stata scelta proprio per questo. Inoltre non è un ingegnere ma viene dalla pubblica amministrazione, avendo lavorato come segretaria comunale. Probabilmente dovrà essere affiancata da due tecnici, uno per i trasporti su rotaia e un altro per gli impianti a fune. E così invece di risparmiare, i posti si moltiplicano.

Scelta obbligata, dicono alla Regione. Non ci sono soldi, e la Picardi è una interna, quindi a costo quasi zero. Al posto del Signorno arriva quindi la Signorasì. In Regione i maligni la chiamano Nonna Papera, ma solo perchè è una delle pochissime dirigenti premiate da D’Alfonso che non appartenga alla categoria belle (di rigore) e brave (come optional).

E poi Pierluigi Caputi. Storico e potente direttore dei Lavori pubblici in quota centrodestra, viene impacchettato e spedito al Comune di Pescara a fare il direttore generale. Chiamato dal sindaco Marco Alessandrini su suggerimento, è chiaro, di Luciano D’Alfonso. Prenderà 110 mila euro lordi l’anno più il 20 per cento dell’indennità di risultato, che si applicherà naturalmente da solo. E’ una nomina che solleva D’Alfonso da molti grattacapi (Caputi è segretario di Direr, il sindacato dei dirigenti regionali che da poco ha depositato un ricorso contro il bando con cui è stata assunta la dirigente del Comune di Roseto Rosaria Ciancaione), e risolve molti problemi ad Alessandrini. Che nel 2016 dovrà confezionare il bando per l’area di risulta e le gare per il completamento del ciclo dei rifiuti.

Ma è una nomina che sostanzialmente imbarazza e sgambetta il centrodestra: primo, perchè rafforza il sindaco di Pescara che sicuramente entro la fine del mandato riuscirà a mettere a segno iniziative che riscatteranno l’inerzia dell’avvio; secondo perchè nuoce fortemente alla salute degli ex sostenitori di Caputi, in primis di Lorenzo Sospiri che insieme a Carlo Masci aspira a fare il candidato sindaco nel dopo-Alessandrini; terzo, perchè diventerà imbarazzante per loro attaccare l’ex direttore ai lavori pubblici con cui hanno lavorato a contatto di gomito ai tempi di Chiodi, solo per citare l’era più recente.

L’unico che non l’ha capito, quanto può essere imbarazzante, è Carlo Masci: sulla sua bacheca Facebook, a proposito del direttore generale a 110 mila euro, scrive che . Firmato: l’ex assessorone.

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