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Data: 20/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Legnini scommette su salute e lavoro. Temi sociali nel programma del candidato del centrosinistra. Grande attenzione all’ambiente senza ignorare le infrastrutture

L'AQUILA Under pressure di Queen e David Bowie accoglie Giovanni Legnini sul palco del Ridotto, in una sala piena per l'esatta capienza dei posti (più di 400), ma l'ex vice presidente del Csm sembra tutto fuorché sotto pressione. Lo dice lui stesso schivando elegantemente la questione-discontinuità: «Il nostro rapporto con il passato è sereno, chiaro e limpido. Tutto ciò che è stato fatto di buono sarà parte integrante della nostra azione». «Dall'Aquila si riparte» dice al culmine della lunga mattinata che serve a presentare il programma elettorale che porta la firma, autorevole, dell'ex rettore dell'Università di Teramo, Luciano D'Amico. Un documento già di buon dettaglio, allegato al patto di coalizione presentato in Corte d'Appello («Non eravamo obbligati a farlo»), sintetizzato in un efficace opuscolo quadrato multicolore.
PROGETTO
Che quello di Legnini sia un progetto molto slegato dai partiti e assai allargato lo si capisce da due elementi: c'è solo una concessione di peso al Pd, il saluto introduttivo istituzionale di Giovanni Lolli; e c'è, soprattutto, l'abbraccio a viso aperto con Mauro Di Dalmazio, uno degli enfant prodige dell'ex modello Teramo, che senza remore chiama addirittura un applauso per l'ex governatore Gianni Chiodi («E' stata una fortuna averlo come amministratore, non rinnego affatto quell'esperienza»), ottenendolo da una platea interamente di centrosinistra. Merito delle magnifiche sorti e progressive di leopardiana memoria a cui Legnini sembra improntare il suo nuovo modello politico.
Lolli unico mammasantissima ammesso sul palco, si diceva, pur davanti a una platea priva di assenze. «Governare l'Abruzzo è una cosa complicata e difficile. Non è cosa per sprovveduti o per casuali dice stuzzicando il primo applauso -. La prima cosa è che bisogna conoscere. E per conoscere non si improvvisa all'ultimo. Noi ci siamo cimentati con i problemi. Abbiamo anche ottenuto risultati, ma non basta. Ecco perché saluto con piacere una novità, lo schieramento dal perimetro ampio, con al centro i sindaci. E con alla guida l'abruzzese più importante, più capace, più autorevole che abbiamo». Ce n'è anche per i competitor. Per il «marziano in Abruzzo» Marsilio (citando Flaiano) e per Sara Marcozzi, «la versione abruzzese della Raggi».
Quella di D'Amico è praticamente una lectio magistralis. Che parte, anche qui, da Flaiano: «Abbiamo un'unica grande religione, il lavoro. Vogliamo creare le condizioni per nuovi posti». E ancora: c'è un «forte impegno per il rafforzamento della comunità» (e qui cita D'Annunzio: «Io ho quel che ho donato»), per «accrescere il prestigio del volontariato, con incentivi e premialità». E poi «pari opportunità in senso ampio, intese anche come stesse chance tra costa e aree interne».
L'esempio è la «resilienza aquilana», da estendere a tutto l'Abruzzo. Legnini immagina «la regione della sostenibilità, anzitutto ambientale, ma anche infrastrutturale, della mobilità». Un territorio che sappia «intersecare il corridoio scandinavo e quello baltico», che faccia della cultura «un fattore attrattivo centrale». Con un cambio evidente di passo: «Strutture regionali centrali in tutti i settori», anche per le Asl, che andrebbero «liberate dalle incombenze non sanitarie». Sul palco salgono candidate tutte in rosa: Roberta Dell'Aguzzo, Dora Bendotti, Daniela Palladinetti, Cristina De Dominicis. E poi l'imprenditore Peppe Ranalli, «una delle eccellenze» con la sua Tecnomatic: «Quella di Legnini è stata una scelta commovente» dice.
RIFUGI
Gli fa eco Di Dalmazio: «Pensare che una persona di questo livello istituzionale possa rinunciare a mille comodi rifugi per anteporre gli abruzzesi a se stesso mi ha lasciato sbalordito». A concludere è lo stesso Legnini, che si autodefinisce «un direttore d'orchestra» che «ha bisogno del testo e dell'orchestra». «Dall'Aquila si riparte annuncia solenne -. L'Aquila e il Cratere hanno bisogno di accelerare le ricostruzioni. E' un dovere inderogabile della Repubblica. Non vorrei che ci si dimenticasse del diritto alla ricostruzione. Questo deve essere un assillo, insieme al rilancio dell'economia». Gli obiettivi, uno dopo l'altro: «La manutenzione di infrastrutture e strade; l'accesso al credito; la necessità di sanare le ferite al territorio; una Regione non più autoreferenziale, lontana; la riforma delle partecipate; una proposta credibile per la sanità, che coniughi eccellenza e prossimità». Cita Pertini, Legnini, quando dice che «i giovani non hanno bisogno di prediche, ma di esempi di onestà, coerenza e altruismo». Emozionante il ricordo di Fabrizia Di Lorenzo, uccisa a Berlino, dei ragazzi di Rigopiano, di quelli del terremoto aquilano. «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni conclude citando Roosevelt -. Vogliamo una Regione ambiziosa che volta alto. Con lavoro, competenza, passione, trasparenza, competenza, onestà. Che parli ad anziani, giovani, imprese, turismo, ai docenti. Che parli di futuro!».

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