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Data: 18/03/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Crisi in Comune - Primi incontri per risolvere la crisi. Oggi il coordinatore di FdI, Sigismondi, a colloquio con i gruppi consiliari. De Matteis: «Scelta di Biondi dannosa per la città». Di Benedetto replica al segretario del Pd «All'Aquila più voti io che tutto il partito»

L'AQUILA Questa sarà una settimana decisiva per l'eventuale risoluzione della crisi al Comune dell'Aquila, dopo le dimissioni del sindaco, Pierluigi Biondi, firmate giovedì scorso, che non riesce a sostituire i 5 assessori in giunta (ora 4, con la nomina di Raffaele Daniele).Oggi il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Etel Sigismondi, sarà all'Aquila, dove comincerà un giro di consultazioni con i vari gruppi consiliari comunali che fanno capo alla maggioranza, per capire quali e quanti spazi ci sono per arrivare a una rapida conclusione della fase di crisi, e verificare le "pretese" di alcuni gruppi, a cominciare da Insieme per L'Aquila - i quattro fuoriusciti da Forza Italia (Roberto Junior Silveri, Giancarlo Della Pelle, Vito Colonna e Ferdinando Colantoni) e l'ex di Benvenuto Presente (Leonardo Scimia) - che reclamerebbe due assessorati, avendo una tra le compagini consiliari più numerose, insieme alla Lega.Ma la stessa Lega, sabato, ha chiesto chiarezza proprio a Insieme per L'Aquila, su un punto fondamentale: Silveri e soci hanno fatto la campagna elettorale per Guido Liris alle regionali e Liris è stato eletto con FdI. Dunque, se Insieme per L'Aquila fa parte del gruppo di FdI, il parito del sindaco di assessorati ne ha già due (Mannetti e Piccinini) e, quindi, non ne potrebbe pretendere altri due.Sulla crisi intanto c'è da registrare l'intervento del capogruppo di FdI, Giorgio De Matteis, che parla innanzitutto di dimissioni inopportune da parte del sindaco, «dannose per la città». «Ci sono alcuni aspetti di questa surreale crisi al Comune, che meritano attenzione. Il primo: come sottolineo da mesi, la città deve essere amministrata, bene senza alibi e ritardi: attività commerciali, ricostruzione, lavori pubblici, urbanistica e viabilità soffrono. Quindi, le dimissioni sono state inopportune e dannose per chi le ha date e per la città, viste le motivazioni inappropriate. Secondo: la maggioranza ha dato finora dimostrazione di grande responsabilità in molte occasioni, che citarle sarebbe poco gentile per alcuni assessori. Ma tale responsabilità non può sconfinare nell'acritica accettazione della situazione attuale, che merita invece una attenta valutazione. Terzo aspetto: la giusta strategia per lo sviluppo futuro della città, individuando le priorità reali e le azioni da mettere in atto da subito. Quindi la giunta comunale non è il fine», sottolinea De Matteis, «ma il mezzo per raggiungere tali obiettivi, chiunque la componga. Se qualcuno non ha tempo, non si sente adeguato, non può sacrificare il suo tempo per questa missione, non si affligga: nessuno è indispensabile. È ora, soprattutto, che non ci sono più alibi, è il momento di dimostrare che questo governo cittadino può e sa amministrare il bene pubblico degli aquilani. Basta con sceneggiate e chiacchiere, è il momento delle decisioni e dei fatti».

Di Benedetto replica al segretario del Pd «All'Aquila più voti io che tutto il partito»

«Prendo atto che il segretario regionale del Pd ha tanta premura dei problemi, quelli seri evidentemente della città dell'Aquila che si è sentito in dovere di intervenire (a chiamata...)». Il consigliere regionale Americo Di Benedetto replica alle accuse del segretario regionale del Pd, Renzo Di Sabatino, che ha criticato aspramente la proposta del Passo Possibile (formazione in consiglio comunale che fa capo all'ex candidato sindaco) di fornire un appoggio al sindaco Biondi e costituire una sorta di giunta di "salute pubblica". «Il segretario si è sentito in dovere di intervenire e lo fa con un comunicato stampa. Benintesi, con un comunicato stampa», afferma Di Benedetto. «Lo fa, tra l'altro, riportando cose inesatte. E sono gentile. Porto a conoscenza del "nuovo" segretario regionale Pd che sono stato candidato a sindaco dell'Aquila non dal Pd. Questo lo sanno anche le pietre in città e non solo. Tranne lui. All'Aquila non esiste una coalizione di opposizione (fu sciolta il giorno dopo la sconfitta. La mia, chiaramente) e quindi nessuno, men che meno il Passo Possibile, è sotto l'egida, la supervisione e il "direttorio" del Pd, ancor meno se regionale». Sulle elezioni regionali «il modello Legnini è tanto, ma tanto distante da quello che il segretario regionale Pd prova a declinare, che è proprio in virtù di questo che mi si sono candidato. Mi sono candidato, sì. Perché sono stato eletto, io. Non nominato. E, se può servire per evitare ulteriori incomprensioni, all'Aquila città prendo tanti voti quanto tutto il Pd messo insieme».

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