Iscriviti OnLine
 

Pescara, 18/12/2025
Visitatore n. 750.317



Data: 05/05/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Roma - Pescara: il ritorno - Più ore seduto in treno che sul posto di lavoro. Attese interminabili sul binario unico e carrozze sovraffollate (Roma - Pescara: l'andata - leggi l'articolo )

Pescara-Roma il ritorno. Poco più di duecento chilometri, media di percorrenza quattro ore e dieci minuti. Un’infinità. Daniele Luciani è pendolare dal 1981. Stessa tratta tutti i giorni, sale a Tagliacozzo, più o meno a metà tragitto ancora in provincia dell’Aquila, e scende a Tiburtina, e per lui «per dirla semplice, era meglio quand’era peggio: io trascorro dalle sei alle sette ore in treno, in pratica è più il viaggio del lavoro, esco di casa alle 5 e torno alle 20 se va bene! Negli anni la tratta è rimasta quella e anzi, lo dico, erano meglio i sedili in legno, ugualmente scomodi ma almeno senza quella pelle e quelle stoffe luride, più igienici». Gli ottantasette chilometri circa di autostrada sulle rotaie si traducono in un’ora e quaranta di tragitto «ma succede di rado, i ritardi sono cronici». Dopo la lentezza, e forse ancor prima del sovraffollamento, sono infatti i ritardi l’altro grande problema di questa linea ferroviaria, che sempre a causa del binario unico si accavallano trascinando fuori tempo massimo anche i treni magari partiti puntuali. Per esempio, l’altro ieri sera. Racconta sempre Daniele che «il regionale delle 18 ha lasciato Tiburtina in orario, ma poi a Carsoli abbiamo dovuto aspettare trenta minuti il treno in direzione opposta». È successo anche ieri mattina. L’arrivo ad Avezzano, previsto per le 8,13, è slittato alle 8,32. A Carsoli, 17 minuti di ritardo, dagli altoparlanti Trenitalia ancora si scusava per il disagio. «Ogni giorno ce n’è una – raccontano anche Gianluca e Stefano – se piove si deve andare piano, con l’aria condizionata i motori si surriscaldano quindi dobbiamo rallentare, pausa anche quando il treno frena troppo». Una via crucis, anche senza fermate: «Negli anni hanno tolto qualche tappa, ma per via del binario unico ci dobbiamo comunque fermare, e capita che restiamo in stazione ma a porte chiuse, così che chi aspetta non può neppure salire». In tanti, col tempo, si sono rassegnati all’autobus, più caro e meno flessibile in termini di orari «ma almeno si fa prima – dice Diego – non è possibile, al giorno d’oggi, percorrere centotrenta chilometri, Pescara-Avezzano, superando le due ore». Altri, invece, non ce l’hanno più fatta. È il caso di Lucia Proto, ex portavoce del Comitato Pendolari 5:30: «Mi sono trasferita a Roma, era insostenibile, l’impressione è che si volessero privilegiare i trasporti su gomma, Arpa soprattutto». Poi c’è chi proprio non riesce a salire a bordo. Troppa gente, dalle terre marsicane fino a Tivoli, verso Roma, la calca è al mattino e nel tardo pomeriggio: «Le corse comprese tra le 6 e le 7 in particolare – racconta Vincenzo Giovagnorio, un altro pendolare della Tagliacozzo-Roma – sono le più problematiche, siamo arrivati anche al punto di dover bloccare i treni». Il viaggio, del resto, si conclude a Roma Tiburtina, anzi, fa notare sempre Vincenzo, «al piazzale Est, che è un’altra cosa!». Il binario probabilmente più frequentato e insieme più isolato della nuova stazione: «La banchina è strettissima», e ìi 28 scalini fino al tunnel – ancora Vincenzo - non hanno il montacarichi, né c’è ascensore, spesso aiutiamo a braccio chi non ce la fa». I pendolari hanno già chiesto di ritornare alla vecchia stazione Termini. Ce ne andiamo da Tiburtina ascoltando un’altra storia. Una signora, piuttosto anziana, intende salire sul Roma-Pescara senza biglietto: «Ho la tessera over 70», si sincera col controllore, che invece la ferma: «Vale solo per il Lazio». Lei: «Ma scendo a Tivoli!». Lui:«Non importa, è il treno della regione Abruzzo, la convenzione non è valida». E l’odissea continua.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it